Le primarie costituiscono un momento importante nella vita di un partito. Servono infatti – o dovrebbero servire – alla scelta del candidato da proporre per le elezioni. Sono tanto più utili quanto più sono competitive. Ma, come tutte le elezioni, l’esito è spesso determinato dalle regole che si adottano.
Nel caso del Pd, ad esempio, le regole troppo restrittive potrebbero scoraggiare il voto dei meno “militanti” e, si suppone, sfavorire Renzi.
Per questo è difficile valutare scientificamente sia l’esito possibile delle primarie del Pd, sia la attuale situazione dei consensi dei due contendenti principali. Non si può infatti effettuare una stima tra tutti gli elettori e nemmeno tra tutti i votanti per il centrosinistra. Occorrerebbe definire chi si recherà alle urne per le primarie. L’unico modo per farlo è sottoporre gli intervistati a un “filtro” con il quesito sull’eventuale partecipazione. Ma non sempre gli intervistati sanno ora ciò che faranno il mese prossimo, quando le primarie si svolgeranno.
Di qui una certa aleatorietà delle stime sul voto alle consultazioni del Pd. La maggior parte degli Istituti dà a tutt’oggi Bersani favorito, ma Renzi in forte ravvicinamento. Ma tutto dipende da quanti decideranno di partecipare.