Il post di oggi comincia con una domanda: conoscete le cosiddette ‘amine della vita’?
E per aiutarvi vi dico anche che senza di loro non possiamo sopravvivere, sono indispensabili.
Non le vediamo e curiosamente la loro scoperta è stata legata più che alla presenza negli alimenti, alla valutazione della loro mancanza in malattie storiche come scorbuto, pellagra, beri beri, rachitismo.
Vi ho messo sulla buona strada? Penso di sì: adesso avete senz’altro capito che stiamo parlando delle vitamine, quei micronutrienti che l’uomo non può sintetizzare in modo sufficiente e che quindi devono essere forniti dall’alimentazione.
Quelle fondamentali, un po’ come i cavalieri della tavola rotonda, sono 13 e si dividono in liposolubili: A, D, E, K e idrosolubili: B1, B2, B3, B5, B6,B8, B9 o acido folico, B12, C.
Sono però fatine evanescenti, instabili, che si trasformano, si perdono, si arrabbiano e se ne vanno, se vogliamo le possiamo paragonare alle inquiete Winx, i cartoon tanto amati dalle nostre bimbe.
E come tali un food coach, un allenatore del cibo, deve tenerle a bada affinché la loro attività sia proficua.
Ma innanzitutto vediamo i capricci che ogni giorno ci piantano quando le manipoliamo:
Vitamina A: la bollitura in acqua distrugge il 16% della vitamina in mezz’ora e il 70% in due ore.
Vitamina B1: dopo la C, è la più instabile e poiché è idrosolubile, la cottura in acqua la danneggia. Dunque quando cuociamo gli alimenti lasciamoli interi il più possibile o usiamo anche l’acqua di cottura dove è passata la vitamina.
Vitamina B2: è solubile in acqua, ma resistente fino a 130°; quella disponibile nel pane si riduce del 17% con l’esposizione alla luce. Perciò è meglio usare contenitori colorati, capaci di filtrare le lunghezze d’onda dannose.
Vitamina B6: é la più stabile alla cottura. Solo nei processi termici spinti, come la sterilizzazione del latte, si può modificare la sua disponibilità.
Vitamina B9 o Acido folico: è anch’essa alquanto umorale perché si altera con la cottura e si scioglie nell’acqua; l’acido ascorbico, vitamina C per intendersi, la protegge.
Vitamina C: anche lei è molto capricciosetta, se ne va via per la metà in due minuti a 70°. Si scioglie nell’acqua, si ossida all’aria, si altera con la luce. E’ assai poco fedele agli alimenti in cui si trova: i broccoletti e la bietola , dopo cottura, la perdono per l’80%, il pomodoro per il 60%; ha più simpatia per asparagi, zucchine, e spinaci che la perdono per il 40%.
Ecco dunque che dobbiamo trovare stratagemmi per trarne la maggior efficacia possibile ed escogitare accorgimenti che battano la loro vulnerabilità come per esempio
- usare gli alimenti del frigo nel più breve tempo possibile per evitare la perdita di vitamine;
- ricordarsi che la buccia di frutta e verdura e la zona immediatamente sottostante sono la fonte maggiore dei micronutrienti;
- non immergere troppo a lungo frutta e verdura nell’acqua;
- non tenere gli alimenti al caldo perché le vitamine abbiamo visto che odiano la temperatura alta.
I nostri alimenti tutti le contengono, da quelli vegetali a quelli animali e l’attività delle amine della vita è così puntuale e precisa sul bersaglio da essere necessarie in piccole piccole quantità. Per es., di vitamina C ne abbiamo bisogno appena 60mg al dì.
Sono così labili, sfuggenti dalle mani quando ci accingiamo a cucinare i nostri piatti. E loro si annidano lì, mescolate con tante altre amiche d’avventura che volando verso le cascate di reazioni chimiche del nostro corpo, si posano nei tessuti umani per mantenerli in salute.
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