Post SilvioCaro Ambrosoli, cosa aspetta a dimettersi dal Cda del Corriere?

“Se vincerò le primarie il passo indietro sarà inevitabile”. Alla domanda via twitter postagli dal giornalista Andrea Montanari, il candidato in pectore del centrosinistra allargato lombardo Umbert...

“Se vincerò le primarie il passo indietro sarà inevitabile”. Alla domanda via twitter postagli dal giornalista Andrea Montanari, il candidato in pectore del centrosinistra allargato lombardo Umberto Ambrosoli, ha risposto così. Con qualche imbarazzo la questione si era già posta tra le righe, nei giorni scorsi, sul Fatto Quotidiano, che fortemente e apertamente sponsorizza Ambrosoli. 

La questione, mi pare, non è di dettaglio. Non lo è in generale e non lo è – tanto più – in questo caso in particolare. In generale perchè stare nel consiglio di amministrazione del più autorevole quotidiano italiano, e sicuramente del più influente organo di stampa in Lombardia, non è opportuno per chi si candida a governare la Regione. Anche nella fase delle primarie, quelle che Ambrosoli avrebbe volentieri evitato e che non vuole che siano chiamate così, il Corriere ha la sua capacità di influenza, e non si capisce perchè l’avvocato Ambrosoli non separi i suoi destini da quelli di Rcs fin da subito.

Inoltre, il tema sembra centrale proprio per il profilo che la candidatura Ambrosoli ha nel dna. È una candidatura, anzitutto, di testimonianza valoriale, e le parole che fanno rima col suo cognome sono – grazie al sacrificio di quel vero eroe civile che fu suo padre – legalità, trasparenza, rigore. Sono le stesse bandiere che Ambrosoli dovrà tenere alte in una campagna elettorale per la Regione, ente complesso e ricco di funzioni amministrative e burocratiche con cui Ambrosoli dovrà confrontarsi venendo da esperienze professionali assai lontane.

Ora, non si capisce bene come i valori di legalità e trasparenza assoluta possano stare insieme a questa sua permanenza nel consiglio di amministrazione di un grande organo di stampa. Già adesso che parte la campagna delle primarie, non solo dopo quando ci sarà quella per le elezioni, questo si chiama “conflitto di interessi”. La sua candidatura doveva servire anche per segnare una frattura con un passato lombardo e nazionale in cui i conflitti di interessi sono diventati la assurda fisiologia del nostro sistema democratico. Ogni minuto che passa con Ambrosoli ancora consigliere, è un’occasione persa. 

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