La salute del serpenteSotto il vestito niente, ma dentro?

Se sotto il vestito non c'è niente, altrettanto non si può dire per quello che sta dentro. Tra le trame dei tessuti si trama contro la salute e il rispetto umano. Ed ecco zampillare dai filati tess...

Se sotto il vestito non c’è niente, altrettanto non si può dire per quello che sta dentro.

Tra le trame dei tessuti si trama contro la salute e il rispetto umano.

Ed ecco zampillare dai filati tessuti non solo abitini cuciti su misura, spesso mignon, su gale fruscianti, con una femminilità che prende corpo attraverso le asole dei bottoni e che ammicca dalla cuciture fissate ad arte nei punti strategici.

No, non solo questo, ma anche potenziali pericolosi mostri di chimica nociva che rilasciano particelle dannose per il corpo che ne è avvolto.

Gli alchilfenoli, gli ftalati e i nonilfenoli etossilati sono i ‘sauron‘, i signori del male, che si sprigionerebbero dagli ameni abitini alterando, pare, il sistema ormonale dell’uomo e se liberate nell’ambiente, diventare cancerogene (ovviamente andrebbero visti modi e tempi nei quali tutto ciò possa verificarsi).

Certo stavolta la mira di Greenpeace centra Zara, il colosso della moda promuovendo una campagnadetox.

Già perchè il prodotto finale è solo la punta dell’iceberg: a monte c’è lo stravolgimento e il danno ambientale, dalle piantagioni di cotone all’uso di pesticidi, fino all’inquinamento delle acque con le tinture e i lavaggi delle stoffe.

Nell’attimo stesso nel quale compriamo un abito crediamo di essere soli ed unici a provare quel capo davanti ad uno specchio che invece riflette milioni di persone che stanno compiendo lo stesso gesto e quello specchio amplifica le migliaia di ettari di terreno sottratti alle popolazioni indigene, alla loro e alla nostra storia di pianeta.

Luis Sepulveda, in ‘Ultime notizie dal sud’ scrive:

Una quindicina di anni fa Carlo e Luciano Benetton comprarono 900 mila ettari della Patagonia. Per capire le dimensioni di questa distesa di terra bisogna pensare ad un milione di stadi da calcio. A sentir loro avrebbero portato progresso. Invece portarono recinzioni di filo spinato, tagliando le vie della transumanza ai gauchos e alle poche specie selvatiche sopravvisute e posero limiti assurdi ad una regione che può essere limitata solo dal cielo e dalla terra.

I tam tam di messaggi che dichiarano guerra ai giganti economici anche se non apportano nulla di nuovo in tema di inquinamento ambientale e fisiologico, almeno hanno il pregio di sensibilizzare l’opinione pubblica, che poi siamo noi, a costruire una maggiore consapevolezza di tutto quello che riguarda il nostro pianeta, dalle nostre abitazioni ai complementi di arredo, dal cibo ai vestiti, dagli accessori tecnologci ai farmaci.

Conseguire una panoramica conoscitiva seppur sommaria, della filiera delle produzioni che ci riguardano sarà un compito arduo ma inderogabile se vogliamo assicurarci una vita più sicura e rispettosa di sè e degli altri.

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