I numeri parlano chiaro: queste primarie non sono un successo. Anzi. Sono la dimostrazione dell’arretratezza del PD in fatto di concorrenza, mercato e democrazia. In 3 punti vi dimostro perché.
1) Alle ultime primarie, quelle del 2009, votarono 3.102.709 persone. In pratica tante quante quelle che hanno votato domenica scorsa. Con una piccola differenza: quelle che Bersani vinse contro Franceschini erano primarie di partito. Quelle di oggi sono primarie di coalizione. E se non ci fossero stati i voti di Vendola, i votanti, sarebbero stati il 15% in meno: per l’esattezza 2.6 milioni di persone.
Il primo dato è dunque questo: il PD ha portato alle primarie 500mila persone in meno dell’ultima volta. Novecentomila in meno che nel 2007. Un milione e 200mila in meno che nel 2005. Amen.
2) Bersani ha detto più volte che le regole sono belle, che le regole servono e che le regole vattela a pesca. Ha ragione: le regole sono FONDAMENTALI. Bersani, però, si è scordato di dire una cosa: nei sistemi economici cui dice di far riferimento l’attuale segretario del Pd, le regole servono soprattutto ad impedire che i più forti abusino della loro posizione dominante. In altre parole servono a garantire che nuovi concorrenti possano competere sul mercato. Le regole, quelle volute da Bersani, hanno favorito la sua posizione dominante; ridotto la partecipazione ; ristretto la concorrenza.
Il secondo punto è quindi questo: Renzi dovrebbe appellarsi all’Antitrust per abuso di posizione dominante e, forse, intese restrittive della concorrenza (chissà con chi ha stretto patti per scrivere regole così comuniste).
3) Libertà è partecipazione, cantava Gaber. Evidentemente non per il PD. Limitare la partecipazione democratica alla selezione della classe politica di un partito è, di fatto, una limitazione della libertà di partecipare. E io, di fatto, mi sono pentito di aver partecipato alle primarie del Pd. Credevo, ingenuamente, che anche scegliere il migliore avversario fosse partecipazione. Credevo, ingenuamente, che un ricambio nella classe dirigente sarebbe stata un bene per il Paese. Così non è.
Il terzo punto è questo: in Italia, chi prende il potere, fa tutto quel che può per mantenerlo. Così sta facendo il Parlamento, che continua a rimandare l’adozione di un nuovo sistema elettorale; così fa la classe dirigente del PD.
Quel che fa rabbia non è tanto la loro lotta per la salvaguardia della specie, quanto l’incapacità di comprendere che mentre loro giocano le tigri si avvicinano…