Poco più di un anno per cambiare le cose. Ci sono riusciti? Diamo i voti ai ministri del governo Monti, in trentesimi, come si usa in ambiente accademico.
Mario Monti (Presidente del Consiglio) – 28/30 – Ha salvato la patria come gli era stato chiesto di fare. I partiti credevano fosse un ragioniere al cubo, invece si sono ritrovati un politico abile e paziente, che si è concesso spesso il gusto di sfotterli. Paga alcune scelte infelici nella squadra di governo (vedi ministri sotto la sufficienza).
Elsa Fornero (Lavoro) – Bocciata – Poco sobria, poco cauta, poco sensibile. Una riforma del lavoro dopo una concertazione-show stile prima repubblica 2.0 con un impianto a cui si dovrà rimettere mano per farla partire davvero. Scelta infelice.
Piero Giarda (Rapporti con il parlamento) – 30 e lode – Generoso, ironico, competente. A lui si deve la “spending review” e la navigazione tutto sommato tranquilla del governo in parlamento.
Piero Gnudi (Turismo) – Senza Voto – Il suo “piano quinquennale” per il turismo ha visto la luce nelle ultime battute della legislatura e dovrebbe produrre effetti nei prossimi mesi. In tempo, si spera, per la stagione estiva 2013.
Giulio Terzi di Sant’Agata (Esteri) – 24/30 – Mai sopra le righe, ha mantenuto i nervi saldi durante l’unica crisi internazionale che gli è capitata, quella dei due marò.
Giampaolo Di Paola (Difesa) – 28/30 – Ha messo a segno una “riforma lampo” della Difesa che taglia il numero dei soldati in favore di investimenti in nuovi sistemi d’arma. Voleva un esercito più agile e meglio equipaggiato e ha avuto mano libera. Criticato sugli F-35, ha preso decisioni che incideranno sull’esercito dei prossimi vent’anni.
Corrado Passera (Attività produttive) – Bocciato – Chiamato a fare le nozze coi fichi secchi non è riuscito a tirar fuori neppure uno snack. Il suo ministero è stato la delusione più costosa per il paese: l’unico provvedimento degno di nota (il Dl sviluppo) è riuscito a farselo approvare solo a dicembre. Nel frattempo il Pil è andato giù del 2%, e lui: “L’avevamo previsto!”
Paola Severino (Giustizia) – 29/30 – Competente, comunicativa, appassionata. Ha dato respiro alle carceri e sferzato il parlamento sulla corruzione.
Corrado Clini (Ambiente) – Bocciato – Stupefacente che in un ginepraio come quello dell’Ilva abbia preso con sicurezza e senza riserve la posizione della continuità produttiva (che magari spettava ad altri difendere, vedi Passera). Se esiste un ministero dell’ambiente un motivo c’è.
Mario Catania (Agricoltura) – Bocciato – il suo ministero è dilaniato da faide interne e gruppi di potere contrapposti. Lui, che ci ha passato dentro tutta la vita, dice di essersene accorto solo ora. Sbadato o colpevole, si è rivelato molto al di sotto delle attese di chi l’aveva preso per Catone il censore.
Renato Balduzzi (Salute) – 26/30 – La voce governativa più forte in difesa della salute a Taranto. Ha contenuto il definanziamento alla sanità per il 2014 lasciando ad un governo uscito dalle urne la scelta tra una sanità che si avvia alla privatizzazione e una sul modello europeo.
Lorenzo Ornaghi (Cultura) – 18/30 – Nessun vero progetto di riforma (in un settore a cui servirebbe) e un impegno a intermittenza.
Francesco Profumo (Istruzione) – 20/30 – Il “concorsone” della scuola poteva essere studiato meglio, per alcuni molto meglio, ma è già un mezzo miracolo che ci sia.
Anna Maria Cancellieri (Interni) – 27/30 – Ministro di polso, ha retto il Viminale senza esitazioni. Senza remore nello schierarsi durante le polemiche, ha scelto la parte giusta in ogni occasione.
Vittorio Grilli (Economia) – 18/30 – Supponente e poco comunicativo in un dicastero dove ha ricoperto ogni incarico e che Monti gli ha lasciato solo dopo aver completato le “grandi manovre”. Si muove male anche sotto tutela.
Enzo Moavero Milanesi (Affari europei) – 25/30 – Il nostro agente a Bruxelles. Discreto, lucido, ha collaborato con Monti nell’opera di ritessitura dei rapporti con il resto dell’Unione.
Fabrizio Barca (Coesione territoriale) – 27/30 -Ha girato il paese in lungo e in largo nel tentativo di ricucirlo. Ha fatto più lui per l’Aquila, con oltre due miliardi stanziati dal Cipe per la ricostruzione, di anni di promesse al vento.
Andrea Riccardi (Cooperazione Internazionale) – 23/30 – Ha portato nel dibattito politico temi complicati per un esecutivo di “salute pubblica”. Non incisivo ma, forse, il suo è un dicastero in gado di produrre i frutti nell’arco di 5 anni e non in pochi mesi. Si potrebbe ritentare.
Filippo Patroni Griffi (Pubblica Amministrazione) – 24/30 – All’inizio sembrava il tecnico in difesa dei tecnici, il Landini dei boiardi di Stato. Poi si è fatto perdonare annunciando un taglio del 20% dei dirigenti statali e del 10% dei dipendenti.
@unodelosBuendia