Cazza la randaFiat: meno 100 mila auto vendute in Italia,ma in Europa va ancora peggio

Mr. Marchionne,in Italy Fiat lost in 2012 one hundred thousand car...Sì, credo che comincerei così una conversazione con l’amministratore delegato del Gruppo Fiat. Giusto per sintonizzarmi sulla l...

Mr. Marchionne,in Italy Fiat lost in 2012 one hundred thousand car…Sì, credo che comincerei così una conversazione con l’amministratore delegato del Gruppo Fiat. Giusto per sintonizzarmi sulla lunghezza d’onda del suo idioma adottivo. E tentare, anche in tal modo, di mettermi sul suo stesso piano cultural-linguistico, eliminando alla radice possibili fraintendimenti su un tema troppo serio, come quello dell’emorragia di vendite subite dal gruppo automobilistico nel 2012.

I numeri riportati nella tabella e riferiti alle prime cinque auto a benzina a marchio Fiat presenti nella top ten italiana, fanno venire i brividi. Il campione nazionale di produzione e vendita di autovetture perde praticamente su tutti i modelli.

E’ pur vero che il calo di vendite dell’azienda capitanata da Sergio Marchionne si inserisce in un quadro di crollo verticale e generalizzato delle immatricolazioni. Basti pensare che nel 2012 i volumi messi sul mercato si sono attestati a 1,4 milioni di unità, in calo del 19,9% rispetto al 2011 ed addirittura del 44% sul 2007. Anno pre-crisi strutturale, questo, nel quale vennero poste in commercio poco meno di 2,5 milioni di auto. A dicembre, poi, si è registrata la tredicesima contrazione consecutiva a due cifre, che ha riportato il mercato dell’auto sui livelli di dicembre del 1993.

Il Gruppo Fiat ha così chiuso il 2012 immatricolando circa 415 mila vetture, con una drammatica flessione di 100 mila auto rispetto all’anno precedente. È una magra consolazione il fatto, ampiamente enfatizzato dai media amici, che Fiat abbia mantenuto la medesima quota di mercato (29,5% ca.). Perché, a parte la Panda, che ha “incrementato” le vendite dell’1,86% (circa 2 mila unità), tutti gli altri modelli di punta a benzina arretrano pesantemente: -42 mila per Fiat Punto, -17 mila per Fiat 500, -10 mila per Lancia Ypsilon, -5 mila per la Giulietta. Con il risultato che sui 5 modelli più venduti a benzina, ossia sul core business italiano di Fiat, la flessione è quantificabile in 72 mila unità.

In Europa, poi, la quota di mercato di Fiat scenderà dall’8,8% (1.237 mila auto vendute) del 2009 al 6,5% (800 mila auto vendute) del 2012.

Non sorprende certo l’assenza di commenti, sia in lingua italiana che in quella inglese, da parte di Sergio Marchionne su numeri così deludenti, che forse in altre aziende avrebbero provocato almeno la defenestrazione di qualche alto dirigente.

Stupisce invece che il consuntivo di un anno drammatico, presentato pochi giorni fa dall’Anfia (l’associazione di costruttori di auto aderente a Confindustria), non abbia fornito lo spunto a nessuna formazione politica per lanciare non già l’ennesimo e inutile grido d’allarme, ma uno straccio di idea su come difendere, nonostante Fiat, un patrimonio industriale, di intelligenze e manodopera unico al mondo.

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