Amore senza confiniQuando Ben Alì è fuggito

14 gennaio 2011 – 14 gennaio 2013: sono ormai passati due anni dal giorno che ha cambiato il volto della Tunisia, data in cui il presidente Ben Alì ha sciolto il governo ed è scappato dal Paese in...

14 gennaio 2011 – 14 gennaio 2013: sono ormai passati due anni dal giorno che ha cambiato il volto della Tunisia, data in cui il presidente Ben Alì ha sciolto il governo ed è scappato dal Paese in rivolta.

Ma questa volta non voglio scrivere di quello che è successo due anni fa, questa volta voglio semplicemente raccontarvi le sensazioni che mi hanno accompagnato in quel periodo. Mi chiedo se anche altre fidanzate, compagne e mogli di tunisini si siano sentite in questo modo in quei giorni cruciali.

Dei giorni precedenti alla fuga del presidente ho dei ricordi frammentati, di come il mio ragazzo cercasse freneticamente notizie sul web per sapere come fosse la situazione del Paese, le chiamate ai suoi familiari per assicurarsi che stessero bene, visti i numerosi disordini e proteste.

La sera del 14 gennaio mi squilla il cellulare, è lui, rispondo, e dall’altra parte sento grida di gioia: “Ben Alì è scappato!!”. Poi il mio ragazzo e i suoi amici hanno passato la notte a preparare dei cartelli per la manifestazione del giorno successivo, davanti al consolato tunisino a Milano, ridendo di gioia, scattandosi foto per immortalare quei momenti.

Non lo dicevano apertamente, ma in cuor loro speravano di poter finire gli studi il prima possibile e di poter ritornare nel proprio Paese, dandosi quelle possibilità che prima erano state loro negate. Già perché con Ben Alì la corruzione era dilagante e l’economia era praticamente quasi esclusivamente in mano alla sua famiglia. Non erano rari episodi di intimidazione. Ben Alì non aveva a cuore il popolo tunisino, ma le sue tasche, che cercava di riempire a più non posso.

Il giorno successivo, davanti al consolato tunisino (la foto ritrae proprio un momento della manifestazione) avevo una sensazione stranissima. Macchina fotografica e telecamerina in mano, volevo fare qualche scatto e filmato, ma non ce l’ho fatta. Sono stata presa dall’ansia, da una sensazione strana, e invece di urlare anche io di gioia, sentivo come un peso sul cuore, e una gran voglia di piangere.

Vedevo molte persone attorno a me, donne e bambini, le lacrime agli occhi, intonare le note dell’inno tunisino, gridare di gioia per quello che speravano fosse l’inizio di una vera democrazia… mi sentivo esclusa, mi maledicevo per non avere ancora imparato l’arabo, volevo condividere con il mio ragazzo questo momento, ma allo stesso tempo era come se sentissi che certe sue emozioni, certe sue sensazioni, nonostante la buona volontà, non avrei mai potuto condividerle al cento per cento.

Ci sono cose che non potrò mai capire fino in fondo, non riuscirò mai a capire come ci si possa sentire in un Paese straniero, lontano dai propri affetti, un Paese che spesso non dà neppure la possibilità di provare solo perché si ha un nome orientaleggiante… come lui non riuscirà mai a capire come posso sentirmi, spesso giudicata incapace di pensare con la mia testa, quasi soggiogata a lui; una ragazza che sta con uno straniero perché non la vuole nessuno; gli sguardi della gente quando ci vedono per strada, ma anche quelli straniti degli stessi amici…

In realtà in quel momento avevo paura, una paura tremenda che quel giorno significasse un addio, che sarebbe ritornato in Tunisia e che la nostra relazione sarebbe andata avanti a distanza. Un pensiero probabilmente stupido ed egoistico, e che poi è stato spazzato via quando gliel’ho rivelato. Ben Alì, o non Ben Alì, il suo futuro in ogni caso era con me, e intanto sarebbe stato in Italia.

Molti potranno pensare che questo post sia da “blog adolescenziale”; pazienza: ho voluto semplicemente mettere nero su bianco alcuni miei pensieri. Alla fine questo blog vuole essere una piccola finestra sulle “coppie miste”, e questi pensieri ne fanno parte. Perché far parte di coppie del genere implica spesso porsi molti interrogativi, che a volte rimangono senza risposte e si affrontano strada facendo.

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