“Se perdo le primarie torno a fare il sindaco di Firenze, non fondo nuovi movimenti e partiti, e anzi darò una mano al Pd e al segretario Bersani a vincere le elezioni”. Matteo Renzi, a noi che per un centinaio di volte gli abbiamo chiesto cos’avrebbe fatto in caso di sconfitta alle primarie, ha risposto per un centinaio di volte pressapoco così.
Poi ha perso le primarie, gli anti-renziani (e anche qualche renziano doc, a dire il vero) subito lo hanno spinto dall’altra parte del campo. Una volta, con calma, vi racconteremo anche cosa succede in questi casi: partono una serie di leaks più o meno pilotati che danno per certo un già avvenuto accordo con Berlusconi, o con Monti, o con chi sa chi, in base al quale Renzi avrebbe avuto già pronto un approdo, una fuga, un nuovo inizio. Altrove dal partito democratico che, per tutta la sua campagna elettorale, aveva definito casa sua.
Come sapete – e come oggi è stato sancito definitivamente dal pranzo con Bersani (che si sta muovendo molto bene, va detto) – niente di tutto questo è successo, e Matteo Renzi, semplicemente, ha fatto quel che aveva promesso: è rimasto nel Pd. Si può argomentare – certo – che Renzi scommette sull’insufficienza di questo Pd e sa che ogni passo lontano dalla sua Firenze sarebbe un azzardo reputazionale e pratico. Si può congetturare sul fatto che Ichino – pezzo forte renziano – sia passato in quattro e quattro otto con Monti, quasi in rappresentanza del sindaco.
Si possono fare insomma tutte le ipotesi del caso, ma non si può negare l’evidenza dei fatti: Renzi è rimasto nel pd, è rimasto fedele alla parola data ai suoi elettori, e poco importa, a questo punto, su qualcuno tra questi avrebbe preferito che la revocasse. Insomma, a Renzi va riconosciuta la coerenza e la serietà. Lo so che è il minimo della vita: ma in questo paese capita perfino che non revocare fedeltà a valori umani di fondo (come la parola data) suoni strano, incomprensibile, e meriti perfino di essere giustificato.
E invece, a giustificarsi dovrebbe essere – non solo in politica, e non solo questa volta – chi non mantiene fede alle promesse e agli impegni. I professionisti del retroscena improbabile ci racconteranno naturalmente altro. Poco male: Renzi è stato tanto lineare e serio, tanto da essere bollato come quasi sprovveduto e banale. Nel nostro paese strano capita anche questo, e continuerà a capitare fino a quando qualcuno non mostrerà che parlare un’altra lingua si può. Renzi ha dunque un ruolo anche in questa – ennesima, faticosissima – normalizzazione dei partiti, della politica e delle ambizioni. Chapeau.