Cavoletti di BruxellesEcco perché la Gran Bretagna ha bisogno dell’Europa.

L’Europa é da sempre un elemento di attrito e di divisione nella politica britannica. Oggi importanti politici inglesi sostengono apertamente che la Gran Bretagna possa uscire dall’UE e il premier ...

L’Europa é da sempre un elemento di attrito e di divisione nella politica britannica. Oggi importanti politici inglesi sostengono apertamente che la Gran Bretagna possa uscire dall’UE e il premier Cameron non ha esitato ad indire un referendum per decidere se restare o meno nell’Unione.

Nel frattempo si é riaccesa anche la polemica tra i Labour e i Conservatori e le posizioni sull’appartenenza all’Unione europea registrano un tiro e molla a seconda del momento. Tanto é vero che lo stesso Cameron, dopo aver indetto il referendum, ha dichiarato che “sarebbe meglio se la Gran Bretagna restasse nell’Unione”, sebbene “dobbiamo vedere i cambiamenti in corso in Europa e assicuraci di promuovere i cambiamenti che noi abbiamo bisogno di vedere realizzati”.

Con le elezioni vicine, quello che inizia davvero a spaventare i Conservatori é il crescente favore che si sta dirigendo verso l’UKIP (UK Indipendence Party) che in dodici mesi, secondo gli ultimi sondaggi, sarebbe passato dal 4,5% al 15% dei consensi. Si tratta di un partito politico euroscettico di destra populista, fondato nel 1993 da Alan Sked ed altri membri provenienti dall’Anti-Federalist League. Con il tempo é riuscito ad attrarre anche alcuni membri dell’ala degli euroscettici del partito Coservatore, che si era sempre mostrato diviso sulla questione europea. Dal settembre 2006, il leader é Nigel Farage, europarlamentare, la cui intenzione dichiarata é quella di condurre il paese che rappresenta a Bruxelles fuori dall’Unione.

Evidentemente l’indipendentismo britannico, inteso come fuorisuscita da Bruxelles, trova consenso oltre manica.

La ragione per questo rigurgito di scetticismo e ostilità verso l’UE non é difficile da comprendere. L’Europa é in crisi, e non solo dal punto di vista economico. Si tratta di una crisi che viene da lontano, probabilmente dalla creazione dell’euro ma anche da venti anni di difficoltà politiche, di tentennamenti e compromessi. In fin dei conti, come ammetteva Jacques Delors, “l’essenziale non é sapere dove andare, ma andarci”. L’UE é chiamata a dare prova della sua capacità di reagire, di adattare i suoi strumenti e le sue scelte politiche, ma anche di inverntarne di nuovi.

In altre parole, l’Europa deve provare la sua utilità e, in sostanza, la sua legitimità. Deve provare che il progetto europeo é più solido oggi di quanto possa esserlo stato nel dopoguerra. Potrebbe sembrare un compito arduo, ma in realtà non lo é.

Infatti, sulla scena mondiale sono apparsi competitor economici e commerciali importanti che nessun paese europeo, preso singolarmente sarebbe in grado di fronteggiare, neanche la Gran Bretagna.

La Cina ha una popolazione tre volte superiore a quella della UE e un’economia in continua espansione destinata a prendere la leadership mondiale. L’India ha oltre un miliardo di abitanti. Le popolazioni di Indonesia, Russia, Brasile, Messico, Vietnam, Filippine ed Egitto superano quella di un qualsiasi stato membro della UE.

Più grande la popolazione, più ampio il mercato, più forte l’economia. Il riallineamento di questi tre elementi sarà inevitabile nell’ambito di un’economia sempre più globalizzata.

Tutti i paesi europei, quindi, hanno bisogno dell’Unione per tentare di veicolare la loro influenza in campo, economico, comerciale, diplomatico e militare. E suo malgrado, anche la Gran Bretagna ne ha bisogno.

Non serve a niente fare i duri se poi non si ha la forza per sostenere il ruolo. Purtroppo per Londra, il tempo dell’impero britannico é finito.

Molto meglio ragionare e contribuire piuttosto che seminare facile demagogia.

OK, mister Cameron?

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