Le mutilazioni genitali femminili, quali definite dall’Organizzazione mondiale della sanità, comprendono tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili o altre pratiche lesive degli organi genitali femminili non dovute a motivi medici.
Sono praticate per motivi culturali, religiosi e/o sociali su bambine e ragazze a partire dall’infanzia fino all’età di 15 anni. Costituiscono una forma di abuso di minori e di violenza contro donne e ragazze e comportano gravi conseguenze fisiche e psicologiche a lungo termine.
Alla vigilia della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea ha organizzato una tavola rotonda per discutere di come l’Unione europea possa aiutare gli Stati membri a eliminare completamente questa pratica, di cui si calcola siano vittime diverse centinaia di migliaia di donne nell’Unione.
In parallelo, oggi la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica in cui chiede il parere dei cittadini sul modo migliore per elaborare misure di lotta contro le mutilazioni genitali femminili. La consultazione sarà aperta fino al 30 maggio 2013.
La Commissione ha inoltre annunciato che stanzierà 3,7 milioni di euro per finanziare attività degli Stati membri intese a sensibilizzare alla violenza contro le donne e altri 11,4 milioni di euro a favore delle Organizzazioni Non Governative e di altre associazioni che lavorano con le vittime.
La tavola rotonda coincide con la pubblicazione, da parte dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), di una nuova relazione sulle mutilazioni genitali femminili nell’UE elaborata su richiesta della Commissione europea. La relazione conclude che tali pratiche costituiscono un fenomeno globale e transnazionale.
Sebbene non esistano prove certe che le mutilazioni siano praticate nell’Unione, migliaia di donne, ragazze e bambine che vivono in Europa vi sono state sottoposte prima di trasferirsi nell’UE o durante un soggiorno al di fuori dei suoi confini.
Secondo la relazione, esistono vittime o potenziali vittime in almeno 13 paesi dell’Unione: Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia e Regno Unito. Essa evidenzia anche che sono necessari dati precisi per lottare contro questo problema.
La relazione continua affermando che per eliminare le mutilazioni genitali femminili sarà necessaria una serie di azioni incentrate su raccolta di dati, prevenzione, protezione delle ragazze e bambine a rischio, perseguimento penale dei responsabili e offerta di servizi alle vittime.
Tuttavia, nonostante vi siano in vigore norme che permettono di perseguire penalmente gli autori delle mutilazioni, nel quadro di disposizioni di diritto penale generali o specifiche, i casi concreti di perseguimento sono molto rari a causa della difficoltà di scoprire il reato e di raccogliere prove sufficienti, della riluttanza a denunciarlo e, soprattutto, della mancanza di conoscenze sulle mutilazioni genitali femminili.