La prima volta che ho partecipato a un matrimonio arabo è stato nel 2006, nel mio viaggio-premio post maturità in Marocco. E non solo uno, ben due matrimoni nel giro di neanche due settimane!
Ero entusiasta, incantata da quell’atmosfera per me nuova, come tutto del resto. I preparativi per la dote della moglie dello zio della mia amica mi incantavano: il marito, per dimostrarle dedizione e cura, doveva portare a quest’ultima dei piatti su cui venivano posati da vestiti, a profumi,creme e trucchi; frutta secca, soprattutto mandorle (rappresentano i cinque desideri sacri per il matrimonio, che includono felicità, ricchezza e longevità), zucchero (simbolo di felicità), fino a gioielli.
Essendo invitate anche noi, dovevamo prepararci al meglio. Così ci siamo districate tra piccole prove casalinghe di danza del ventre e decorazioni su mani e piedi di henné, mentre per il vestito siamo andate in un negozio a noleggiare degli abiti tradizionali: io ne ho preso uno rosso; ma essendo due i matrimoni, non potevo indossarlo entrambe le volte: per il secondo ne avrei indossato uno della mamma della mia amica, ancora più bello di quello noleggiato. Ai piedi scarpe col tacco: pessima idea, visto che ho dovuto poi camminare in strade di campagna, seguendo il carro che portava la dote alla sposa.
Ma il matrimonio più emozionate è stato il secondo, vedere la sposa cambiare ben quattro abiti (bianco, azzurro, rosa, blu), con la sua coroncina in testa, trasportata a spalle su un baldacchino, lanciando petali di rosa agli invitati, per fare vedere a tutti la sua felicità, per poi ritornare seduta sul trono accanto al marito, continuando a guardare i festeggiamenti, alzandosi ogni tanto per andare a cambiarsi d’abito e ritoccare il trucco, mentre le persone si alzavano, andavano a complimentarsi con gli sposi, scattavano foto accanto a loro. E la musica continuava, le danzatrici e la piccola orchestra intrattenevano gli ospiti, seduti sui tappeti. A un certo punto sono stata trascinata a ballare davanti a tutti, diventando dello stesso colore del vestito (come potete vedere dalla foto).
E ora la domanda sorge spontanea: il mio matrimonio arabo come sarà?! Un conto infatti è partecipare a quello degli altri, tutt’altro organizzare il proprio….
Per curiosità ho dato un’occhiata alle foto del matrimonio della cognata del mio habibi: aaaargh!!! La sposa in un abito talmente sberluccicante che secondo me il fotografo si è abbagliato non so quante volte per poterla immortale. Perlomeno trucco semplice, a parte qualche brillantino qua e là. Altre foto di sue amiche ancora peggio. Tonnellate di trucco, tanto da non riuscire a riconoscere la sposa senza e con (va bene farsi belle, ma essere irriconoscibili stile Morticia Addams non mi sembra il caso, mica che il giorno dopo il futuro sposo pensi di trovarsi accanto un’altra persona); abiti accecanti e spesso molto scollacciati e trasparenti, che neppure delle danzatrici del ventre oserebbero indossare; acconciature che nemmeno Marge dei Simpson riuscirebbe a sostenere. Bocciate!!
Per non parlare della mania di grandiosità: più la festa è grande e sfarzosa, più soldi si investono nel matrimonio (ovviamente facendo sapere quanto si è speso, non fa nulla se ci si indebita o si spendono i risparmi di una vita), più è sinonimo che i genitori ci tengono alla figlia, oppure che lo sposo può permettersi di mantenere la mogliettina. Non voglio generalizzare, vi racconto quello che ho vissuto sulla mia pelle e i discorsi che ho sentito da parte di diretti interessati.
L’anno scorso, durante il periodo dei saldi, eravamo con un nostro amico in un centro commerciale. Il poveretto, prossimo al matrimonio, era accompagnato da alcuni zii, venuti appositamente per aiutarlo a scegliere gli acquisti per la dote della sposa. Trucchi, scarpe, vestiti, borse: almeno 300 euro sono partiti. I miei pensieri si sono accavallati uno dietro l’altro. La prima frase a dire il vero è stata diretta al mio amore: “Tu con una tunisina del genere non saresti sopravvissuto neanche un giorno”. E su questo non poteva non darmi ragione: alcune donne (questo a dire il vero indipendentemente dal paese d’origine of course) sono delle sanguisughe e in realtà sono interessate o al fatto che l’ometto in questione sia in Italia, vista come gallina dalle uova d’oro (ora a dire la verità un po’ meno), ma soprattutto l’importante è che accontenti ogni loro capriccio. Poi non fa niente se anche loro lavorano, non fa nulla se certe cose della tradizione potrebbero essere messe da parte perché hanno perso il loro senso, non fa nulla se il loro futuro maritino qui in Italia fa una vita quasi di clausura per potersi permettere i loro capricci. Secondo me questo non è rispetto, non è amore per la persona con la quale si vuole passare il resto della propria vita.
Ho deciso: per il mio matrimonio, niente di tutto ciò. Abito e trucco semplice, essenziale, idem per la festa: niente di clamoroso, invitati pochi ma buoni. E nell’attesa del fatidico giorno, mi sono divertita a giocare a questo gioco on line, “vestirsi per un matrimonio arabo”, anche se gli abiti sono pochini: provateci anche voi 😉 http://www.fangiochi.com/gioca-vestirsi-per-un-matrimonio-arabo-id6401.html
Se volete approfondire, interessante a proposito quest’articolo sul matrimonio tunisino: http://www.mediterraneaonline.eu/it/08/view.asp?id=2194)
Questa pagina facebook per farvi un’idea di alcuni vestiti: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150798520955658.397178.146051230657&type=3