È proprio così oggi: la noia delle domenica che finisce, il vuoto delle serate infrasettimanali passate a girare inutilmente per locali cercando di colmare un vuoto, è cosa passata.
Torna e sembra sempre il più bello, il più entusiasmante, quello che si ti farà soffrire ma che alla fine ti darà quella gioia che aspetti da tempo. Non ho desideri, spero solo nel calcio. Quello vero, quello del campo, quello dei talenti e dei momenti che cambiano il corso di una partita, di una stagione.
Chiedo poco: voglio vivere ancora l’emozione dell’attesa, del palpitio del cuore dopoil fischio d’inizio e della rete che si gonfia. Voglio vivere, ancora una volta, il calcio per quello che è, per esorcizzarne il male che ha in sé e per non arrendermi al declino del rumore assordante degli articoli di giornali scritti distrattamente, con superficialità o – peggio- con la cattiveria di chi ha la penna caricata da mani che soffocano lo sport.
Certamente, a questo nuovo campionato non mancheranno gli idioti della domenica che, negli stadi sporcheranno di razzismo e follia i 90 minuti più attesi della settimana. Idioti, generatori di idiozia che è figlia dell’ ignoranza. Un male assoluto, il peggiore. Così come non mancheranno polemiche, parole grosse, inutili gesti di violenza in campo e verità sul male che affligge questo sport.
Ma il calcio è anche altro, è -per dirla con le parole di Pasolini– “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro.” Per chi scrive, Pasolini meglio di altri ha saputo descrivere cosa è il calcio nella sua accezione più poetica, più emotiva, più puramente estetica: “Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica.” (Il calcio “è” un linguaggio con i suoi poeti e prosatori, su Il Giorno, 1971)
E allora che sia un buon campionato, pieno di momenti di intenso e puro sport, e di grande bellezza. E perdonateci se tra Twitter e Facebook torneremo a parlare di pallone, ma noi questa fase non la supereremo mai.