’O pernacchio«Lasciate ogni speranza, voi che prendete il pullman!»

Fa caldo. Fa talmente caldo che mi sudano anche gli occhi. L'R4, tanto per cambiare, è pieno: a momenti c'è gente anche nella cabina dell'autista, schiacciati come stiamo contro il vetro che la cir...

Fa caldo. Fa talmente caldo che mi sudano anche gli occhi. L’R4, tanto per cambiare, è pieno: a momenti c’è gente anche nella cabina dell’autista, schiacciati come stiamo contro il vetro che la circonda. Sembra un carro bestiame, non un pullman: qualcuno, al Comune, dice che Napoli è tale e quale a Londra: stessi mezzi di trasporto, stessa mobilità, stesse possibilità. Evidentemente quel qualcuno del Comune non è mai andato a Londra, perché i pullman, lì, non sono una rarità, ma una regola: ne passa uno ogni dieci minuti; se quello prima è affollato, i tempi dimezzano. La gente paga il biglietto, per carità. Ma lì riceve quello per cui paga e cioè un servizio, comodità, buone maniere. A Napoli quando prendi il pullman, prima di salirci sopra, devi farti il segno della croce. Certa gente se lo fa anche tre volte, “perché non si sa mai”.

Mariuoli, palpeggiatori, vecchi sdentati, ambulanti: chi più ne ha, più ne metta. E lo dico onestamente, con la mano sul cuore e tutto il resto appresso. Certe volte può pure capitare che mi diverta a prendere il pullman: così, per passare la giornata e stare un po’ in compagnia. Altre volte invece, quando sono di ritorno da una giornata tremenda, devo stringere i denti. I nervi sono sempre – e dico sempre – a fior di pelle. Non è certo una rarità che ci scappi la cazziata sull’R4. Tra chi si lamenta con quella povera anima dell’autista, che da chissà quanto tempo non viene pagato; e chi se la piglia con la signora “perché teneva i gomiti troppo larghi”, l’R4 si trasforma in una piazza. Un rione. Un – se lo conoscete – basso. Tira, schiva, ri-tira; abbassa la testa. Trattieni il respiro: se anche a Londra devono trattere il respiro, giuro che mi faccio prete.

Ora che fa caldo, si corre ai ripari: se il pullman è mezzo vuoto l’autista s’azzarda a tenere le porte anteriori aperte. L’aria condizionata non c’è. Non sulle macchine vecchie, quelle gialle. E al Comune ancora insistono nel dire che “a Napoli i pullman funzionano uguale e preciso a quelli di Londra”‘. Napoli, mi pare abbia detto De Magistris, è una città del tutto simile alle altre grandi metropoli del mondo. Viene da chiedergli però di quale mondo – e di quale universo – stia parlando. Lungi da me fare polemica: sto raccontando i fatti, quelli nudi e crudi, che chiunque, anima coraggiosa, può verificare. Ma da qui a dire che a Napoli le cose funzionano come in qualsiasi altra città del mondo ce ne vuole. E – permettetemi – ce ne vuole pure tanto.

A quanto pare, comunque, la soluzione è a portata di mano: di zampa anzi, tipo quella del cane che gratta vicino alla porta perché vuole uscire fuori a fare i suoi bisogni. A settembre, con l’accorpamento delle varie Aziende dei trasporti, Metronapoli in primis, le cose dovrebbero – e dico dovrebbero – andare meglio. La mia unica speranza però è che la metro’, linea 1 direzione Dante-Piscinola, non si trasformi in un R4 su rotaie: il giallo, colore delle pareti esterne, già c’è.

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