Quando al calar del sole la luce del cielo si fa più fioca, Matera cambia pelle ma non l’anima. La luce del sole, che di giorno acceca con il suo bianco riflesso nell’incanto dei sassi, cede il posto a quella più dolce della luna e a quelle elettriche che ne illuminano i dettagli e le vie.
.Verso le 9 della sera, dopo il mio breve ristoro con un piatto di riso bianco e carne araba arrostita, mi dirigo verso l’Hotel che di li a poco avrebbe accolto l’arrivo del maestro Francesco Rosi. Il tempo gioca a mio favore, e con una straordinaria casualità mi ritrovo ad incrociare il mio sguardo con i fari della sua auto. Un po’ di attesa, quella che serve, e poi il maestro accompagnato dal suo staff e da Roberto Andò (che dopo 35 anni ritorna a Matera), si dirige verso la hall dell’abergo per un breve riposo dopo un lungo viaggio.
E’ di una chiara e ferma lucidità il racconto di Rosi, un misto di passioni e visioni fotografiche che testimoniano con forza il suo vero e profondo amore per questa terra. In quella mezz’oretta, prima dell’intervista con “Hollywood Party”, c’è tutto quello che servirebbe per scriverne un articolo di cinema ed uno di storia.
Lo scambio di battute con il direttore della Lucana Film Commission Leporace, che ha promosso, sostenuto e contribuito all’organizzazione di questo appuntamento ( grazie al suo lavoro nella sala del cinema Comunale in quei due giorni sono stati proiettati i film lucani di Rosi, restaurati e ad ingresso gratuito), meriterebbe un racconto a parte, per il carico di valori che ha in sé.
L’arrivo in piazza è magnetico, l’impatto è carico di suggestione. Come solo questa città può e sa donare. Città che merita si l’ambito successo nella competizione per diventare capitale europea della cultura nel 2019.
E poi l’intervista, il racconto, l’omaggio di Rosi alla sua città e l’omaggio affettuoso e non banale della città al maestro. E nell’intervista molti retroscena, molto sud, il recupero di una missione che è ancora oggi monito e buona pratica. Per raccontare un Sud diverso, migliore, positivo. Quel sud che c’è e che non fa rumore e nemmeno notizia.
Da “Cristo si è fermato a Eboli” a “C’era una volta“, fino a “Tre fratelli“, è un continuo flusso di parole ed emozioni, di ricordi e di fluida genialità artistica, con una missione politica. Nobile, alta, legata stretta al bene comune.
Perchè questo è stato il grande contributo che Rosi ha dato alla Basilicata e alla sua gente, raccontandone l’autenticità e la grande bellezza.
Potere del cinema, dell’immagine, del genio. L’intervista dura un’ora, poi di nuovo in auto verso cena in quel ristorante che negli anni lo ha accolto facendolo sentire a casa.
Oggi Matera, che gli ha conferito la cittadinanza onoraria, è anche più sua e questo rapporto d’amore, che ferma la storia nella geografia, trova oggi la sua consacrazione definitiva. Le mani, le sue, oggi sono su questa città e sulla Basilicata, non più terra di confine, non più felix, ma conuna grande avidità di futuro e di mondo.
E la lezione di Rosi è proprio tutta qui.
Foto di Sergio Ragone