Ha suscitato clamore il recente intervento di Guido Barilla nella trasmissione “La Zanzara” dove ha dichiarato:
«Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale, non per mancanza di
rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale»
Una posizione che si inserisce nel perfetto esercizio della libertà di espressione ma che lascia spazio, oltre alle polemiche, anche a qualche perplessità sulla coerenza di chi l’ha espressa.
Come è noto, del gruppo Barilla fanno anche parte Pavesi, rappresentata dalla poco tradizionale e pluri-convissuta Federica Pellegrini, e Mulino Bianco, che ultimamente porta come bandiera, un tal Banderas (nomen omen), uno che di mogli tradizionali se ne intende, avendone sposate due.
E che dire di Mina, calda testimonial Barilla, massima esperta in materia, che ha prima fatto un figlio con un uomo sposato, poi ha convissuto con un secondo, si è risposata con un terzo, ha ri-convissuto con un quarto, poi con un quinto e si è ri-risposata con un sesto? Merita senz’altro un riconoscimento per i suoi pranzi di Natale (soprattutto per gli evidenti sforzi economici), che rappresentano un classico esempio di famiglia tradizionale.
Cosa insegnano queste contraddizioni? Primo, che Guido Barilla non è sicuramente un uomo di marketing (ma d’altronde ha pur sempre studiato filosofia) visto che con queste dichiarazioni è finito sí su tutti i giornali, ma non certo per meriti.
Secondo che se l’esempio della famiglia “tradizionale” offerto da Barilla e Mulino Bianco è sempre più raro da incontrare (anche dallo stesso Guido Barilla, visto che è divorziato e risposato) è anche perchè, oltre a famiglie tradizionali, esistono ora anche famiglie non tradizionali, ma felici.
Famiglie composte magari da papà o mamme divorziate e poi felicemente risposate, che accolgono durante la merenda i figli della ex, o del primo marito. Famiglie fatte di uomini o donne single con bambini, e, perchè no, famiglie o coppie omosessuali.
Se i valori di un brand non vengono rispettati nè dai protagonisti delle campagne pubblicitarie, nè dal presidente della stessa azienda, (e spesso neanche dai consumatori), viene da chiedersi se questi non possano essere effettivamente rivistati e reinterpretati alla luce dei nuovi costumi e del nuovo concetto di libertà e felicità dell’individuo che ha trasformato tante famiglie “non tradizionali” in famiglie felici.
Elisa Serafini
Anche su www.elisaserafini.wordpress.com