Italia 2014Philippe Daverio e lo spread della cultura

Innovation Festival prende Bolzano e per tre giorni la asfalta di start up, aziende green e sguardi sul futuro. In piazza Walther, nel cuore della città, c’è l’Innovation Arena. Uno stand diffuso d...

Innovation Festival prende Bolzano e per tre giorni la asfalta di start up, aziende green e sguardi sul futuro. In piazza Walther, nel cuore della città, c’è l’Innovation Arena. Uno stand diffuso di cose strane e bellissime tipo: droni per la ricerca dei dispersi in montagna; rivenditore di confettura di gogi (bacca cinese acidissima che cresce bene anche in Alto Adige mescolata con l’albicocca); il gatto delle nevi elettrico (mica male); la seggiovia sostenibile; il trattore autoguidante per pendii davvero pendenti con manovra a trecentossessanta gradi per potatura vigna e riconoscimento vini (in un colpo solo una botta al caporalato e ai food show televisivi); la piattaforma aerea (elettrica) per raccolta della frutta senza pilota (colpo di grazia al caporalato, botta forte ad Alitalia e alle sette sorelle). Andiamo in onda da un piccolo chalet prequisito ad un gruppo di bambini, tra i costumi di Bobby, la simpatica scimmietta bilingue che diverte grandi e piccini. Incontro Philippe Daverio, elegante abito cremisi, sigaro donato da una fan pronto all’accensione, sorriso apertissimo. Dice che la vera salvezza di un pezzo dell’economia e della cultura passa dall’artigianato. Dalla gente che sa usare le mani. E che i giovani, designer in testa, non devono smettere di pensare a prodotti che proiettino nel futuro, che siano il primo segno tangibile di qualcosa che deve ancora arrivare: una anticipazione dirompente ma serena, che costi poco, e che sia fortemente evocativa. Molto diversa da quel “sogno”, un po’ vacuo, che senti circolare nelle parodie di certi imprenditori a cavallo tra lusso e tamarria. Quando gli chiedo quale sarebbe il suo primo provvedimento da ministro della cultura, risponde con una notazione economica inappuntabile: salvare il Mezzogiorno con i soldi dell’Europa. Riportare in Campania, Puglia e Sicilia una ideale “culla identitaria” del continente, abbandonando attività improduttive ed inquinanti. I soldi –inzigato, risponde- devono arrivare da Bruxelles. Fondi europei: dato 100, la Germania riceve indietro 120. Dato 100, l’Italia recupera poco più di 20. Di economia non ci capisco un acca, ma mi sembra uno spread anche questo, e senza campanilismi meriterebbe forse una revisione. Ce lo chiede Pompei, ma anche molte start-up italiane che lentamente cominciano a migrare verso altri paesi europei.

Ps. Dicono che il cocktail dell’anno sia nato qui, a Bolzano. Si chiama “Hugo” e va di moda anche ad Ibiza (notizia non verificata). Succo di sambuco, menta, prosecco: un po’ mojito, un po’ anche no. Per eventuali reclami -possibilmente solo sul cocktail- rivolgersi senza indugio alla sezione commenti.

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