Blog Notes di MartaAddio a Piero Mazzarella, l’ultimo Telecoppa

Che dire. Facile ora fare commemorazioni e stridenti complimenti ad un uomo che ultimamente girava solo forte della sua consapevolezza di essere attore. “Saltimbanchi si muore”, cantava Jannacci. E...

Che dire. Facile ora fare commemorazioni e stridenti complimenti ad un uomo che ultimamente girava solo forte della sua consapevolezza di essere attore. “Saltimbanchi si muore”, cantava Jannacci. E così Piero Mazzarella, piemontese (Cesarana), è morto stamattina, 25 ottobre 2013, a 85 anni, al San Raffaele di Milano, dove era stato portato all’alba dopo un malore. Una morte che la sua Milano deve salutare con onore: “Amo talmente tanto Milano che vorrei dare di più di quello che ho”, mi disse in un’intervista anni fa. “Le muovo delle critiche perché quando tieni davvero a qualcosa vuoi che sia al massimo del suo potenziale”. E pensare che Mazzarella non era neanche nato qui. Un amore quindi scelto, non vincolato da legami di sangue. Domani, sabato 26 ottobre, sarà allestita al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello la camera ardente. Ad accogliere il feretro, alle 12, saranno le autorità cittadine e il direttore del Piccolo, Sergio Escobar. La camera ardente rimarrà aperta al pubblico fino alle 17 e alle 16.30 Andree Ruth Shammah saluterà Mazzarella ricordandolo come amico e artista a nome di tutto il teatro italiano.

Recitava in dialetto milanese, e raccontava la città di Milano ai milanesi, indignandosi perché “non sempre conoscono il loro dialetto”. Addirittura il giorno dell’intervista mi disse che “mi piacerebbe trovare un luogo dove poter incontrare i ragazzi, almeno una volta alla settimana, e parlare loro di Milano”. Una figura magari burbera e a volte, ma capace di appassionarsi e vivere con intenso e borbottante finto distacco.

Tra le commedie di maggior successo Viv con duu ghej di Rino Silveri, Ca’ de ringhera di Jacopo Rodi, Tecoppa che fadiga minga lavorà!. Lavorò anche al difuori del teatro milanese, ad esempio con La locandiera di Carlo Goldoni, L’uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello Quei due ‘no’ a Fellini. Nel 1974 ricevette dall’allora sindaco di Milano, Aldo Aniasi la medaglia d’oro del Comune. Negli anni Ottanta dirige il Teatro San Calimero e il Teatro della Quattordicesima. La sua carriera arriva anche al cinema con Federico Fellini che gli propone due pellicole: Amarcord e La voce della luna. Sceglierà però di non recitarvi perché gli attori della sua compagnia sarebbero rimasti senza lavoro. Prenderà parte, quindi, in altre pellicole affiancando Renato Pozzetto, Lino Banfi e Alberto Sordi co ruoli minori.

Speriamo che dall’Alto guardi la sua Milano e le continui a muovere critiche, vorrebbe dire che la ama ancora.

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