Il Grande SatanaAlan Mulally, il nuovo “Mr Microsoft”? Pro e contro

La notizia è nota: Alan Mulally, l'attuale numero uno di Ford, negli ultimi giorni è stato additato come colui che, con ogni probabilità, sostituirà SteveB alla guida di Microsoft. Mi sono letto u...

La notizia è nota: Alan Mulally, l’attuale numero uno di Ford, negli ultimi giorni è stato additato come colui che, con ogni probabilità, sostituirà SteveB alla guida di Microsoft.

Mi sono letto un po’ di articoli e, come servizio ai lettori, faccio un riassunto dei pro e dei contro messi in luce dalla stampa americana e italiana.

PRO

  • È uno dei chief executive officer più popolari d’America. Sotto la sua guida Ford è stata l’unica delle “Big Three” (le tre grandi case automobilistiche statunitensi, le altre due sono GM e Chrysler) a non finire con la pancia all’aria durante la crisi. Un risultato notevole, specialmente se si considerano le ricadute occupazionali.
  • A livello organizzativo è perfetto per Microsoft: il suo piano “One Ford” ha permesso all’azienda di lavorare meglio, specialmente in termini di sinergia tra le varie divisioni. Esattamente ciò di cui ha bisogno Redmond, da anni teatro di guerre di potere interne che vedono ciascuna unità organizzativa lottare per strappare prodotti e responsabilità all’altra. Il piano di riorganizzazione “One Microsoft” lanciato dal dimissionario Steve Ballmer, tra l’altro, si ispira proprio a quello di Mulally.
  • Il che ci porta dritti al terzo punto: c’è grande sintonia con SteveB e, soprattutto, BillG. Punto importante, questo: una rivoluzione difficilmente avrà successo se c’è maretta ai piani alti.

CONTRO

  • Sotto l’evidente tintura, nasconde una chioma di capelli bianchi assolutamente normale per un 68enne. Insomma, per dirlo in maniera cortese, è un po’ âgé. E non ne sa molto di software: prima di Ford, ha lavorato (sempre con grandi risultati, per carità) in Boeing. Ora, per un ingegnere il salto dagli aerei alle macchine ci può stare. Ma dalle macchine al cloud, ai consumer devices e alle piattaforme di produttività. Mmhm…
  • Eric Jackson di Forbes, in un articolo dal titolo abbastanza eloquente (“Perché Alan Mulally sarebbe una scelta terribile come prossimo CEO di Microsoft”) sottolinea che l’era degli Star CEO, i “super amministratori delegati” capaci di passare da un settore all’altro in un battito d’ali e rivoltare come un calzino l’azienda, è finita. Tutto è iper-complicato, iper-specializzato.
  • Essere in sintonia con BillG e SteveB – chiediamocelo – è davvero una buona cosa? Ricordo a tutti che anche Zio Bill in persona è nel mirino di alcuni investitori, preoccupati che la sua presenza nella commissione che deciderà il nuovo capo si traduca in eccessiva continuità con il passato.

Se Alan Mulally si rivelerà la scelta giusta (sempre che sia effettivamente lui il prescelto), io non posso saperlo. Quello che vi posso dire, dal canto mio, è che BigM ha bisogno di tre cose.

In primis, un visionario: uno “Steve Jobs” che davvero riesca a creare qualcosa dal nulla, da zero, senza replicare qualcosa di già esistente. Ho scoperto l’acqua calda, lo so.

In secondo luogo, una macchina più efficiente, più razionalizzata, che non faccia passare un anno tra l’annuncio di un concept e l’arrivo del prodotto sugli scaffali.

Infine, una radicale rivoluzione nelle strategie di comunicazione. Microsoft si situa, in termini di popolarità, tra il regime iraniano degli ayatollah e il partito neonazista greco Alba Dorata. Anche quando cerca di fare la simpatica, per esempio negli spot, viene puntualmente derisa e descritta come goffa da tutti. Se lo merita? 50%-50%, direi. A volte siamo in presenza di passi falsi, puri e semplici. Altre invece no, ma interviene una sorta di marketing competitivo “automatico”: gli influencer di Internet (blogger e compagnia bella) sparano a zero, i media riprendono il tutto, etc.

Secondo me, si dovrebbe mollare semplicemente il brand Microsoft (e non tanto il nome “Windows”, come suggeriva un vecchio articolo su The Verge). C’è troppo rumore sull’azienda. Ma la gente vuole una sola cosa: prodotti.