Hai fame, sei stanco e hai paura. Ma sopporti. Sopporti tutto, silenziosamente, una strizzata d’occhio, la testa abbassata e pazienza: tanta, tanta pazienza. Ti bombardano casa, ti costringono ad andartene, a lasciare tutto. Rimani solo, i tuoi familiari muoiono. Preghi Dio, ma Dio sembra non esserci. Supplichi qualcuno, chiunque, di fare qualcosa. Ma non succede niente. E allora ti decidi: farai da solo. Ti armi di pietra e rabbia e attacchi. Morsi, calci, pugni, spintoni. Ottieni la tua prima vittoria e diventi un esempio. Altri, nella tua stessa situazione, cominciano a imitarti. Vi mettete insieme, create un gruppo; persino i bambini, gli scugnizzi, vi vengono a dare una mano. Il gioco è bello finché dura poco, si dice. E questo gioco è durato decisamente abbastanza: Napoli va liberata. I nazisti devono andarsene.
Immaginatevele così le 4 giornate di Napoli. Immaginatevi un popolo che ha sopportato e subito, subito e sopportato. E che alla fine esplode. Non c’è niente, arma, esercito o forza, che possa trattenerlo. È la voglia di libertà, la voglia di poter camminare per strada di nuovo a testa alta, la voglia di non avere più paura che hanno fatto reagire i napoletani.
Napoli fu la prima città a ribellarsi ai nazisti senza l’aiuto degli alleati o dell’esercito; furono i cittadini, da soli, a costringere alla ritirata i tedeschi. Furono le mamme, le mogli e le nonne, stanche di vedere i propri cari radunati allo Stadio Collana per essere fucilati; furono i bambini, scappati dagli orfanotrofi, che ingenuamente, urlando a perdifiato, riconquistarono strade e piazze. Furono i volontari, gli studenti, i professori, i pochi soldati ancora rimasti ad ergersi come un baluardo contro i nazisti. Non ci furono intenti politici, non è all’Italia che si pensò. Ma a Napoli, solo a questo.
Le 4 Giornate di Napoli vengono ricordate perché sono state e sono tuttora un simbolo. Significano tanto per le vecchie generazioni, sono la prova che qualunque cosa può cambiare, non importa quanto sia difficile. Basta essere uniti, basta crederci e basta sperare. Oggi i nazisti non ci sono. I tedeschi sono nel loro paese, a lavorare e a fare di conto. Ma Napoli ancora una volta è sottomessa: non dall’invasore, ma dalla spazzatura, dalla camorra, dall’omertà, dalla paura. Sperare in altre 4 Giornate è forse troppo. Eppure non nascondo che oggi, 1° Ottobre, prego ancora per il cambiamento. Persone in piazza, persone unite dal dolore e dalla voglia di fare qualcosa. Napoletani che reclamano la loro città. Non servono i fucili per questo. Basta ricordarsi di essere uomini.
Twitter: @jan_novantuno