Sono ormai quattro anni che la vecchia stazione fiorentina Leopolda si trasforma in un luogo di buona politica, di partecipazione, di entusiasmo, di speranza e di futuro. Ho partecipato a tutte le precedenti edizioni e quest’anno ho deciso di tornare qualche giorno a Firenze per essere presente, per essere parte di quell’entusiasmo; sapevo per certo che ne sarebbe valsa la pena.
La Leopolda non è infatti solamente la principale tappa della campagna elettorale congressuale di Matteo Renzi. La Leopolda è molto di più.
Difficile esprimere per iscritto l’atmosfera che si respira durante quei tre giorni nel corso dei quali ascolti centinaia di persone che hanno davvero voglia di cambiare le cose, di migliorare questo paese. Del resto, tutto questo, lo puoi leggere nei loro sguardi, specie in quelli dei più giovani.
Mi piace parlare dell’applauditissimo intervento del Professor D’Alimonte, che con le consuete lucidità e competenza ha affrontato il nodo della legge elettorale, chiarendo una volta per tutte che sono le tentazioni proporzionalistiche di certa classe politica quelle a cui dobbiamo resistere e contro cui dobbiamo spenderci, perché la nostra democrazia cominci finalmente davvero a funzionare come una democrazia dovrebbe.
Mi piace parlare del lungo intervento, a conclusione della giornata di sabato, di Oscar Farinetti, persona che stimo moltissimo, per quello che ha fatto e continua a fare per il nostro paese da imprenditore “sano”, nonché per la sua rara capacità di lettura ed analisi della realtà e della società contemporanee. Un intervento, quello di Farinetti, che ci ha ricordato come in Italia non servano tanto nuove regole – casomai l’Italia rimane intrappolata in un groviglio di troppe regole da cui va liberata, così come Michelangelo tirava fuori a colpi di scalpello dal blocco di marmo l’opera d’arte che vi era imprigionata –, ma piuttosto sia necessario un risveglio delle coscienze civiche come requisito preliminare per il funzionamento delle regole; un risveglio delle coscienze civiche da perseguire attraverso il buon esempio. Ed il suo sì che è stato e rimane un esempio virtuoso.
Mi piace parlare, ancora, delle centinaia di giovani ragazzi e ragazze che da tutta Italia si sono dati appuntamento alla stazione Leopolda, della loro partecipazione, del loro entusiastico mettersi all’opera. Mi piace parlare dei FutureDem, giovanissima associazione di cui faccio parte, potente strumento in mano a giovani entusiasti per cambiare il PD, la politica tutta e, in definitiva, l’Italia. Apertura, coraggio, innovazione, futuro, sono le loro – le nostre – parole d’ordine, perché ci piace pensare che le cose possano finalmente cambiare, nel centrosinistra e nel paese e perché vogliamo impegnarci affinché questo avvenga. Perché siamo stanchi della chiusura, della paura, della conservazione, del passato. Conosco appena alcuni di loro, molti non li ho mai incontrati – specie da quando studio a Londra è molto difficile farlo – ma il loro entusiasmo e la loro voglia di cambiamento sono contagiosi e si trasmettono anche attraverso i social networks.
Ecco, dunque, mi piace parlare della Leopolda come un luogo ed un momento caratterizzati da sette parole d’ordine che ho più volte ripetuto sino a qui: apertura, innovazione, coraggio, speranza, entusiasmo, futuro, concretezza. Che cosa sono queste se non le linee guida del progetto del Partito Democratico? Quel progetto è stato tradito per troppi anni: noi vogliamo semplicemente essergli fedeli adesso. Realizzarlo. Perché senza che avveriamo quelle parole d’ordine, il nostro partito non funziona, la nostra democrazia non funziona, il nostro Paese non funziona.
Londra-Leopolda A/R dunque: direi che ne è valsa la pena – non solo per farsi stirare le camicie dalla mamma.