Perché sì, la notizia dell’altro giorno, e cioè dell’albero rubato in piena Galleria a Napoli, va rettificata. Furto non era ma solo – sembrerà assurdo ma è così – ‘o cippo ‘e Sant’Antuono (il cippo di Sant’Antonio Abate) che, per chi non lo sapesse, è probabilmente una delle tradizione più antiche, importanti e seguite nel capoluogo partenopeo.
A Natale, con tutti i pini che la gente compra e si mette in casa, parte, in occasione del giorno di Sant’Antonio, una processione di calate, raccolte e impilate: falò grandi, in strada, mentre a Carlo III si arrangia un mercatino. E indovinate: essendo fondamentalmente un gioco ed essendo, pure, una di quelle cose che si fanno nei quartieri più antichi (e non – attenzione – più poveri ed ignoranti; ma antichi, nel senso di tradizionalisti) i giocatori più forti e attenti e bravi sono i ragazzini: né bambini e nemmeno uomini, ma solo e semplicemente scugnizzi: categoria tanto chiacchierata quanto raccontata dalla letteratura più o meno contemporanea. E sono stati loro, ‘sti piezz ‘e uaglion, a prendersi l’albero in Galleria. Forti del fatto che un pino così, di otto e più metri, fosse un bel punto; e che Barbaro, il commerciante che l’ha “regalato” a Napoli, potesse pure soffrirli mille e pass euro in meno. Vuoi perché metà Galleria è sua, vuoi perché a Natale siamo tutti più buoni. Nessun furto, quindi. Niente vandalismo, niente storie assurde: è la tradizione che prende di colpo il sopravvento.
Dal canto mio, avendo dato la notizia, chiedo scusa e rettifico: una svista che, da napoletaneista, non avrei proprio dovuto fare. Chapeu ai ragazzi del pino, e buon cippo di Sant’Antonio. La Galleria, adesso, ce l’ha di nuovo il suo albero. Speriamo che, a feste finite, possa andare ad illuminare Napoli e le sue oramai dimenticate usanze.