Ieri sera ero negli studi di Sky per il dibattito tra i tre candidati alla segreteria del Pd.
Mi aspettavo un trionfo di Renzi, il favorito, e il più abile nell’utilizzare il mezzo televisivo: non è andata così. Il sindaco di Firenze è apparso meno brillante di altre occasioni, forse frenato dalle regole che non consentivano un vero contradditorio, e raffreddato dal sostanziale fair play tra i candidati (che non giova al rottamatore). Ha scelto un profilo basso e forse ha puntato sul pubblico laico di Sky, che poteva pescare anche nel campo degli avversari politici: non a caso, la percentuale di risposte in cui si mescolano visione e speranza ha superato di gran lunga quelle rivolte al popolo del centrosinistra. Strategia. Avrà fatto centro?
Cuperlo ha confermato una certa difficoltà con il mezzo televisivo. Raramente è stato davvero incisivo, al netto di una proposta politica seria e in linea con la più alta tradizione del partito. Ha perso l’occasione -forse non era nemmeno nei suoi obbiettivi- di staccarsi di dosso l’etichetta del candidato più vicino all’apparato; il passaggio più forte nelle sue risposte, non a caso, è stato in sostegno al governo Letta.
Il trionfatore della serata, ironico, coerente fino all’eccesso, è stato senza dubbio Pippo Civati. Nelle belle presentazioni che la redazione di Sky ha preparato per accompagnare l’ingresso dei candidati, l’onorevole monzese veniva presentato come “quello un po’ odiato, perché più di sinistra”. Anche a costo di apparire eccessivamente radicale, Civati ha scelto di parlare soprattutto alla gente che continua a credere nel Partito Democratico come forza progressista: rinsaldare l’alleanza con Sel, una nuova legge elettorale e poi il voto, far cadere il governo per uscire dall’abbraccio pericoloso con Alfano, e poi matrimoni ed adozioni per le famiglie omosessuali, un’indagine interna per scovare i 101 che hanno impallinato Prodi, reddito minimo di cittadinanza, dialogo con Grillo su singoli temi di interesse comune. Un toccasana per chi chiede al PD meno moderazione e maggiore identità, o almeno di dire qualcosa davvero di sinistra, ogni tanto. Confesso di aver coltivato qualche dubbio su Civati, in passato, e di avergli imputato parte dell’abitudine alla sconfitta che il centrosinistra ha cristallizzato nella Lombardia formigoniana e leghista. Come molti, di averlo giudicato all’altezza ma specificando una lista di avversative: troppo fighetto, troppo blogger, troppo lontano dalla gente. E invece ieri ha stupito proprio per piglio, concretezza, chiarezza di obiettivi, empatia. E’ sicuramente troppo tardi per ribaltare le sorti di un voto segnato, ma da ieri sera il PD può contare su un altro dirigente molto credibile, forse un po’ isolato nel partito, di sicuro in crescita tra i simpatizzanti. Da elettore lombardo del centrosinistra, sono uscito dal teatro con una domanda precisa: che cosa sarebbe successo se avessimo sostenuto Civati con maggiore convinzione? Se anziché aspettarci qualcosa in più da lui, avessimo fatto qualcosa per lui? Forse a Palazzo Lombardia ci sarebbe un altro Governatore, o forse no. Ma con il senno di poi, valeva la pena provarci.
PS Questo post non è un endorsement.