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Che la sovranità interessi le classi dirigenti non deve stupire: è un eufemismo per ‘potere’, e che un politico voglia più potere non sorprende. Ma quali vantaggi porta la sovranità, e per quale motivo il cittadino dovrebbe desiderarla per i suoi politici?
Sovranità fiscale, ovvero danneggiare i giovani
La politica, soprattutto in paesi clientelari come l’Italia, tende a favorire gli interessi concentrati, di breve termine e organizzati contro gli interessi diffusi, di lungo termine e divisi. Il debito è un monumento alla miopia della politica e alla strategia elettorale di fornire benefici immediati e visibili a chi può votare, a fronte di costi futuri, nascosti, e a danno di chi non può difendersi.
Sovranità monetaria, ovvero danneggiare i risparmiatori
La politica monetaria trasferisce ricchezza dai detentori di moneta e dai risparmiatori verso i debitori, di norma lo Stato e le banche. Garantendo la continua disponibilità di liquidità a buon mercato, sabota gli incentivi delle banche a controllare i rischi, e fornisce ulteriori motivi ai governi per non fare le riforme. La ‘sovranità monetaria’, degli stati e della BCE, è facilmente abusabile. Vedremo nel prossimo articolo che ‘denaro’ a buon mercato, banche protette e stati irresponsabili hanno avuto il ruolo che zolfo, carbone e salnitro hanno nei fuochi d’artificio, ma lo spettacolo non è stato altrettanto bello.
Svalutazioni competitive, ieri e oggi
Per decenni in Italia abbiamo preso sul serio l’idea che i salari fossero ‘variabile indipendente’. La realtà è che un decennio di ‘bonaccia’ economica ha fatto aumentare il costo del lavoro senza alcun aumento della produttività, riducendo la competitività del paese. Per ‘risolvere’ il problema, i tre governi che si sono susseguiti hanno… aumentato le imposte.
Negli anni ’70 e ’80 l’Italia aveva gli stessi problemi: un sistema istituzionale debole e un mercato del lavoro rigido. La ‘soluzione’ trovata furono le svalutazioni competitive, cioè la svalutazione del lavoro degli italiani per ridurre i loro salari in termini di merci estere.
Negli anni ’70 si poteva forse capire che si facesse ricorso alla svalutazione: si faceva concorrenza agli altri paesi europei, e la differenza tra guadagnare (a prezzi di oggi) mille euro in Italia e mille e cinquecento in Germania non era enorme. I fan della svalutazione competitiva, cioè del procrastinare le riforme strutturali e sostituirle con espedienti da quattro soldi, non notano che oggi la concorrenza è con il Bangladesh, e ce ne vuole per rendere competitivi i salari italiani, quando la differenza non è il 50% ma il 500%: la concorrenza va fatta su capitale e tecnologia: non mezzucci, quindi, ma riforme strutturali.
Limitare la sovranità
La libertà è l’insieme dei limiti al potere, soprattutto il potere politico, il più vasto e pericoloso. La sovranità è quindi un concetto di cui diffidare, che sottende una visione assolutistica del potere.
Sul lato fiscale è auspicabile che l’UE non possa indebitarsi, come è auspicabile che non possano, o possano farlo limitatamente, gli stati membri: la crescita non ne risentirà negativamente, perlomeno nel lungo termine, e ammesso che ci siano benefici di breve termine nella politica fiscale, con una posizione debitoria ragionevole la libertà di manovra per politiche anti-cicliche rimarrebbe. Inoltre l’UE non deve garantire i debiti nazionali, pena il ripetersi della precedente bolla speculativa sugli spread nel prossimo futuro.
Sul lato monetario occorre limitare la ‘sovranità’ della BCE: è stato l’euro ad aver creato gli squilibri che hanno portato all’attuale crisi. Il potere monetario, come quello fiscale, va vincolato nell’interesse dei cittadini, e contro l’interesse delle classi dirigenti. Per capire questo punto occorre chiedersi se però l’euro potrà mai funzionare, che è l’argomento del prossimo articolo. La risposta è purtroppo affermativa tecnicamente e probabilmente negativa politicamente.
Pietro Monsurrò
Pietro Monsurrò
@pietrom79
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