’O pernacchioCaldoro, la macchina del fango e la (dis)informazione: la politica ai tempi dei personalismi

Ingranaggi enormi, grandi quanto la testa di un uomo adulto; una trivella che scava ed una pompa che sputa fuori infamia e menzogne, continuamente. Io me la immagino così la macchina del fango dell...

Ingranaggi enormi, grandi quanto la testa di un uomo adulto; una trivella che scava ed una pompa che sputa fuori infamia e menzogne, continuamente. Io me la immagino così la macchina del fango dell’informazione. La macchina del fango della politica che dove non riesce a rispondere punta il dito, batte i piedi per terra e si lamenta. In un paese civile, è normale (anzi: del tutto auspicabile) che una televisione e, meglio ancora, i cittadini si esprimano – qualora questo fosse il loro desiderio – contro una scelta, una posizione o anche un’uscita pubblica di un esponente politico. Perché è così, coi voti e il consenso elettorale, che si valuta l’operato di un uomo pubblico. Non dovrebbe dispiarcersi, quindi, il presidente Caldoro se Servizio Pubblico ha mostrato la risposta della cittadinanza attiva alle sue non-risposte (meglio ancora: al suo «vi risponderò per iscritto») di settimane fa, alla Chiesa di Don Patriciello. E non dovrebbe nemmeno dispiacersi se le persone hanno manifestato il loro dissenso. 

La macchina del fango, dicevo all’inizio. Nell’ottica di una non ben chiara politica comunicativa cominciata da non si sa bene chi all’interno del gabinetto del Presidente della Giunta Regionale, la prima cosa da fare (sia pure a distanza di settimane) è stata di screditare Egidio Giordano, attivista prima che contestatore e cittadino prima ancora che pregiudicato (perché i diritti civili, tra cui quello di manifestare, non si negano a nessuno. O no?).

Non stupisce che, dopo le indagini in Lazio, si corra ai ripari anche in Campania, l’epicentro del terremoto Biocidio. E non stupisce che in un video di 11 minuti il presidente Caldoro mostri qual è, nella sua personalissima visione, la “vera informazione”: il telegiornale che mostra i contestatori cattivi e non il politico inconcludente; il servizio che fa vedere un prete che accompagna fuori dalla sua chiesa un ragazzo, e non un presidente della regione che si arrampica sugli specchi anziché affrontare la verità – se si sbaglia, di solito si chiede scusa.

Non ci si stupisce perché, ovviamente, stiamo ragionando nel sistema Italia – e peggio ancora: nel sistema Campania. E l’informazione è dettata dalle lobbies della politica e dell’amministrazione, dell’economia e della camorra – i poteri forti per eccellenza. Che a settimane di distanza, l’uomo più “importante” di tutta la Regione senta il bisogno di lamentarsi su youtube contro una tv, un servizio e una parte – pure importante, ricordando il 16 Novembre e i 100.000 scesi in piazza del Plebiscito – della popolazione lascia – ed è inutile nasconderlo – interdetti. Altro che gioco del gatto col topo: sembrano le moine dei bambini che, non accontentati dai genitori, cominciano a disperarsi e a piangere. A volere ragione a tutti i costi. La famosa, fantomatica, terribile ragione.

Dispiace, senza stupire granché, la non-informazione di certi giornali (che, tra parentesi, non firmano né citano le fonti nei propri articoli). Dispiace per la scorrettezza di quanto riportato, per le inesattezze; per tutto questo astio nei confronti di uno, che pure è parte di un insieme, di tanti, e che non era certo il solo a contestare il presidente Caldoro. Dispiace perché ancora una volta l’occhio del Grande Fratello (Orwell, perdonaci) si sofferma sul superfluo e non su ciò che conta veramente. Come mai il presidente Caldoro non ha risposto in un video a chi, in questi mesi e settimane, ha criticato e diffamato l’agricoltura campana? Come mai, viene da chiedersi, Caldoro si espone solo quando c’è da difendere se stesso e non gli altri, i suoi elettori?

L’uomo pubblico, in un ordine di idee ortodosso e non per questo sbagliato, dovrebbe badare prima di tutto agli interessi della collettività e non ai suoi. A rispondere a chi li mette in discussione, e non a chi critica, a ragione o a torto, il suo operato. Il bene pubblico è ciò che appartiene a tutti: ciò che tutti possono dire proprio. E ciò che tutti devono imparare a rispettare. Non è l’interesse del singolo. Non è sicuramente l’interesse della politica. Che – ma questo solo in teoria – dovrebbe fare il bene della gente, della gente comune. Della gente che tavolta la critica. Anzi, a maggior ragione: se c’è dissenso, vuol dire che c’è qualcosa che non va. E che forse, prima di tacciare tutti di qualunquismo e di superficialità, bisognerebbe indagare, capire, chiedere. Ma la macchina del fango questo non lo fa: c’è una poltrona da preservare prima ancora che la salute e la vita dei cittadini. Non importa se come Egidio Giordano la pensano in tanti: l’importante è avere ragione, sempre e comunque.