Su Strade trovate un mio articolo sulla “Grecia”. In realtà non parlo tanto di Grecia, a parte riassumere i suoi ultimi 15 anni di follia economica e politica, ma di come l’ossessione per il consenso e la necessità di comprare voti per vincere le elezioni abbia un effetto nefasto sulla sostenibilità della democrazia, rischiando di distruggerla. Una lezione estremamente attuale anche in Italia, che purtroppo o per fortuna potrà invece permettersi di crogiolarsi nel populismo e nel corporativismo ancora a lungo.
Che la Grecia, paese con scarsa esperienza di democrazia nonostante una storia di democrazia altalenante che risale a prima di Pericle, sia il primo paese europeo a mostrare quanto costoso il populismo sia nel lungo termine, non deve stupire: al di fuori del piccolo e pacato pezzo di mondo chiamato Europa, la democrazia è di norma un costrutto fragile e facilmente preda di derive populiste o oligarchiche, o entrambe le cose assieme.
Tutte le democrazie sono disfunzionali, ma alcune sono più disfunzionali delle altre: in quelle che funzionano, innumerevoli problemi si accumulano per via delle naturali tendenze della politica, ma poi arriva una stagione di riforme a risolvere alcuni dei problemi più gravi, e comunque sono sempre attivi dei pesi e dei contrappesi che riducono il pericolo di derive populiste e corporative; in quelle che non funzionano, invece, si va avanti verso il baratro senza quasi mai guardarsi indietro.
Guardarsi indietro che ovviamente è molto costoso, perché i guasti della demagogia non si cancellano in breve tempo, e quindi si preferisce di norma continuare a correre verso il burrone. La democrazia va difesa, innanzitutto da sé stessa.
Leggi: I pericoli della democrazia populista.
Pietro Monsurrò
Twitter: pietrom79