Nel suo editoriale odierno sul Corriere, Francesco Giavazzi suggerisce che “invisibili trame contro l’euro” si celerebbero dietro le simpatie per il governo Tsipras e le critiche alla Troika espresse da molti in questi giorni. Si tratterebbe di una vera e propria cospirazione di oppositori all’euro.
“Il loro vero obiettivo – scrive Giavazzi – è spingere la Bce ad accettare una ristrutturazione dei titoli di Atene che essa acquistò nel 2010 nell’ambito del Securities market programme, circa 31 miliardi di euro. Ma se lo facesse, la Banca violerebbe i trattati europei, che impediscono di finanziare debiti pubblici stampando moneta”.
Ora, a ben vedere, non è proprio così: l’art. 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea vieta alla BCE l’acquisto diretto di titoli di stato dai governi dei paesi membri. Non vieta affatto, né potrebbe vietare, che sui titoli acquistati sul mercato secondario si realizzino perdite, siano esse dovute a deprezzamenti, ristrutturazioni o default.
A mettere a repentaglio l’Unione monetaria, semmai, è proprio il quantitative easing lanciato da Draghi due settimane fa, nella misura in cui prevede che le eventuali perdite sui titoli acquistati debbano essere sopportate dalle banche centrali nazionali. Se oggi la BCE sente l’esigenza di tutelarsi da simili perdite significa che ha già rinunciato a fare “tutto quello che serve” per preservare l’euro. O mi sbaglio?
Luca Fantacci
@fantaluc