Blog Notes di MartaPiccolo Teatro: Rossy de Palma e Ornella Vanoni insieme in scena, per caso?

"Il Teatro è l'arte dell'incontro". Potrebbe essere semplicemente una teoria, o meglio una verità. Nella storia che sto per raccontare, è anche il finale di un'avventura realmente accaduta che va o...

“Il Teatro è l’arte dell’incontro”. Potrebbe essere semplicemente una teoria, o meglio una verità. Nella storia che sto per raccontare, è anche il finale di un’avventura realmente accaduta che va oltre alla consuetudine dello spettacolo dal vivo secondo cui c’è chi recita e chi assiste a ciò che accade in scena.

Ieri sera, giovedì 19 marzo, ero al Piccolo a vedere “Resilenza d’amore”, spettacolo post-d’avanguardia della brava attrice perdipiù almodovariana Rossy de Palma. Con diversi sketch dal sapore onirico, o dadaista, cubista, surrealista, espressionista e a volte anche futurista, in un insieme di lingue perfettamente parlate tra italiano e spagnolo soprattutto, Rossy ha mischiato un po’ le specificità di ogni movimento delle Avanguardie, le ha reinterpretate in una macedonia delicata e raffinata, anche se forse un po’ troppo retrò.

Per quanto mi riguarda, in platea, oltre ai versi di Lorca, o i racconti di donne come Gala, la moglie e musa di Dalì, sentivo i commenti ad alta voce di Ornella Vanoni, che, elegante come sempre, aveva preso posto proprio affianco a me. Donna curiosa e energica, la Vanoni, poco attende prima di commentare la de Palma, di cui, almeno all’inizio, non è convinta della qualità espressiva. Mi chiede improvvisamente un parere sullo spettacolo: “ma tu cosa ne pensi? sei giornalista? per chi scrivi?”. Vedendomi con block notes e stilografica forse è stata incuriosita dai miei appunti a teatro (solo io li decifro il giorno dopo, essendo scritti totalmente al buio della platea). “Sì, sono freelance, scrivo per varie testate” rispondo. Da questo momento inizia tra noi, a tratti, una convesazione su ciò che stiamo vedendo e le nostre impressioni, che cambiano nel corso della serata (lo spettacolo sembra inizialmente superato, troppo attaccato alla ripresa in generale del Teatro d’Avanguardia come stereotipo, solo verso metà si delinea una più personale lettura non documentaristica da parte dell’attrice).

Infatti, durante le nostre conversazioni, in scena la de Palma prosegue, e la serata prende una piega più personale e intrigante (bella la scena del “mercato”, in cui l’attrice si rivolge al pubblico mettendo “in vendita” su un tavolino vari oggetti, i più strani che poteva trovare).

Fino al il finale: Rossy intona “Vita” della Vanoni, ed è un attimo: quest’ultima viene presa per mano dal suo compagno di poltrona e condotta sotto al palco, le viene consegnato un microfono, e le due voci si sposano in un canto dolcissimo, d’apparente improvvisazione e comunque dal calore umano speciale. Nell’abbraccio finale tra le due, si sente la voce felice e commossa di Rossy: “passa dopo da me in camerino, ti prego, ti voglio parlare di una cosa”. Conclusa la performance, tra gli applausi scroscianti del pubblico, la Vanoni torna alla sua poltrona. Scatta subito la mia domanda “ma lei sapeva che sarebbe stata chiamata, era una conclusione preparata?”. Il suo sorriso mi lascia intuire che sì, lei almeno fosse consapevole del fatto che alla fine sarebbe entrata in scena, e conclude con il semplice, naturale, brevissimo e infondo vero concetto “il teatro è l’arte dell’incontro”. Una frase per esprimere un mondo. Come dire: che ti importa sapere se io ero stata avvisata o meno di questo finale, la cosa da rilevare è stata che io e Rossy abbiamo cantato insieme, che ci siamo abbracciate e parlate davanti al pubblico inaspettatamente, a sopresa. E il teatro è l’unico luogo in cui questa finzione condivisa diventa un modo per esprimere reali sentimenti e verità profonde.