McDonald’s è in crisi. Anzi no, sta per chiudere. Meglio, è sull’orlo del fallimento totale. Negli ultimi giorni, era più o meno questo il tenore dei titoli dei giornali italiani, che riprendevano un articolo pubblicato dall’inglese The Independent. Un pezzo che, riproponendo argomenti già ben noti a chi passa da queste parti (vedi qui e qui) riportava le perplessità di alcuni titolari di locali aderenti al franchise, molto scettici nei riguardi delle scelte amministrative del CEO Steve Easterbrook.
Descritto come una “profonda depressione”, lo stato di salute del gigante del fast food significherebbe, per The Independent, che gli archi dorati starebbero andando incontro ai loro “ultimi giorni” di esistenza. Serviti su un piatto – anzi, su un McMenu – d’argento, i toni apocalittici del pezzo da sedici mila condivisioni social sono stati ovviamente seguiti da un’eco di articoli simili sulle testate italiane. Conditi, spesso e volentieri, da bustine di immancabile ramanzina su quanto faccia male il junk food, sugli americani che non sanno mangiare, ah-ma-quanto-è-meglio-la-dieta-mediterranea e avanti così, in un coro a più voci. E via di click, mi piace e condivisioni.
Prima di portare in lavanderia il vestito scuro in vista dell’annunciato funerale del pagliaccio Ronald (oppure, nel caso dei detrattori, preparare i caroselli), è opportuno precisare un piccolo, grande, particolare: McDonald’s non è sull’orlo del baratro. Anzi, a dire il vero è persino in crescita. In primis, ben pochi si sono presi la briga di specificare che l’articolo di The Independent è basato sulle testimonianze di 29 proprietari di locali, pari a meno dell’1% del totale. In secondo luogo, è giusto ribadirlo, McDonald’s è tuttora la più grande catena di ristoranti al mondo, a ragguardevole distanza da tutti i principali competitor. Inoltre, ultimo ma non in ordine di importanza, i dati sembrano indicare l’esatto contrario di quanto previsto: a dispetto delle poco esaltanti cifre degli ultimi due anni, che raccontavano un progressivo rallentamento nelle vendite, il trend pare aver finalmente invertito la rotta.
Come scritto dal Chicago Tribune, le strategie promosse dal nuovo amministratore delegato Easterbrook, tra cui spicca quella di servire colazioni per tutto l’arco della giornata, si sono rivelate alquanto azzeccate, producendo un balzo di 6.1 punti percentuali nel valore delle sue azioni negli ultimi mesi. “Gli archi dorati hanno finalmente fatto un’inversione a U”, ha notato l’autorevole magazine finanziario Forbes a fine ottobre, “Le azioni di McDonald’s hanno raggiunto la loro vetta più alta di sempre, superando i 110 dollari dopo che il gigante degli hamburger ha riportato una crescita positiva nelle vendite in tutti i settori”. Nonostante la decrescita nelle entrate annuali (6.6 miliardi di dollari), sembra infatti che gli investitori siano più che soddisfatti dell’aumento del 4% degli incassi globali, grazie anche a una forte spinta da parte dell’espansione del brand nel mercato asiatico (più 26.8% nella sola Cina, secondo il portale online di investimenti The Motley Fool).
Solo un colpo di coda, nella discesa verso l’inevitabile fine? Assolutamente no: per l’esperto di mercati Jim Cramer, questo è solo l’inizio. “Penso che gli ingranaggi siano posizionati per una mossa pluriennale”, ha affermato il volto della trasmissione “Mad Money” sul canale CNBC. Per Cramer, il merito è tutto di Steve Easterbrook, che ha preso le redini della società sette mesi fa, con l’obiettivo di riportare in auge il marchio un po’ arrugginito. Eliminando i menù troppo cari, e ritornando ai fasti delle origini, ovvero vendere panini che incontrino il gusto dei consumatori a prezzi bassi, il CEO pare essere riuscito nella sua missione.
Prendendo in prestito le parole di Mark Twain, dunque, le notizie relative alla dipartita di McDonald’s sono state fortemente esagerate. L’azienda con sede a Oakbrook, Illinois, non solo è viva, ma sembra essere anche in ottima salute, anche grazie al nuovo sandwich Premium Buttermilk Crispy Chicken Deluxe e al burro al posto della margarina nei suoi Egg McMuffin. “Penso che un giorno guarderemo indietro e ci meraviglieremo pensando a come questo periodo fosse l’inizio della svolta”, ha dichiarato ancora Cramer. “Easterbrook è un affarone. McDonald’s è tornato e potrebbe essere più forte che mai”. Con buona pace di chi lo dava per morto.