Per la mia prima volta ad Ibiza ho scelto un periodo fuori stagione, lontano dagli arrivi cadenzati dalle aperture delle discoteche. Ibiza può essere anche qualcosa di diverso dal luogo comune, può essere il fascino della natura incontaminata, delle giornate luminose e lente, del tempo libero trascorso a farsi cullare dalla pace, caratteristiche tipiche delle piccole isole e che da sempre mi attirano e mi incuriosiscono.
È una domenica mattina di festa quella in cui decido di prendere un autobus per raggiungere Santa Eulària d’es Riu, la cittadina a nord est dell’isola. Mi piace salire su un mezzo e trovarmi fra la gente di chi abita quel posto, studiarne i connotati, fantasticare sulle loro vite e sui loro vissuti, sentirli parlare o guardarli mentre si dirigono chissà dove per fare chissà cosa. Inaspettatamente trovo l’autobus, su cui salgo, affollato di passeggeri e terminati i posti a sedere. Nel momento in cui il mezzo parte mi accorgo che la maggior parte dei viaggiatori sono persone anziane. In piedi, al centro del corridoio dove ho trovato uno spazio, mi metto in ascolto dei discorsi di un gruppo di anziane signore che si trovano alle mie spalle.
Mentre al di fuori dei finestrini scorre la vegetazione aspra e selvaggia dell’isola, mi lascio cullare dal suono dolce e cadenzato dell’idioma spagnolo; capto qualche parola e cerco di costruirne il filo del discorso. È l’uso frequente della parola missa che mi permette di capire dove la maggior parte dei passeggeri di questo autobus è diretta: alla celebrazione della messa domenicale nella chiesa di Puig de Missa, la piccola collina di Santa Eulària dove, circondato da qualche abitazione rigorosamente di colore bianco, si erge e spicca questo famoso edificio religioso.
Mentre continuo a captare i discorsi ibizenchi, vedo salire ad una fermata un signore anziano accompagnato da un bastone. È osservando e percependo la sua vitalità che mi permetto di credere che quel bastone per lui è come uno status, un po’ come il casco di uno scooter in mano ad un adolescente, perché nell’equilibrio precario di quell’uomo si nasconde una forza che non ha certo necessità di un appoggio fisico per affermarsi. Sposto la mia attenzione sui visi di chi mi circonda e mi incanto a guardare queste persone la cui pelle ha sì visto troppo sole, ma è stata quell’esposizione a scaldare i loro cuori anche nelle giornate lunghe e lente di un inverno isolano. Mi soffermo sullo sguardo azzurro di un signore che sorride guardando fuori dal finestrino: è amabile, gioioso e mi dà la sensazione di aspettarsi ancora tante cose belle dalla vita, fosse anche soltanto l’arrivo chiassoso di qualche nipote disposto a portare l’allegria in una giornata qualunque. Ed è allora che rifletto che è da come invecchia un popolo che si può dedurre la bellezza, il benessere e la pace di uno stile di vita dettato dal luogo in cui ha vissuto.
È una domenica mattina di festa qui ad Ibiza e soffia un vento forte che ti fa sentire prepotente il sapore del sale sulla pelle. È un vento che scompiglia i capelli ed i pensieri. Eppure nonostante sia isola, Ibiza, è solida come un albero che, seppur vantando rami piegati dalla forza del vento, affonda prepotentemente le sue radici nel terreno e non si spezza. Ibiza sa rivendicare la sua identità, ed è quella che ho incontrato nei visi delle persone che hanno viaggiato insieme a me. Il tragitto è stato breve, ma le emozioni che ha lasciato dureranno per sempre.