Step by Step#‎Brexit, un’opportunità per l’Italia

BERLINO. Sul processo di uscita il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier è implacabile: "deve essere avviato al più presto possibile, per poterci poi concentrare sul futuro dell'Eur...

BERLINO. Sul processo di uscita il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier è implacabile: “deve essere avviato al più presto possibile, per poterci poi concentrare sul futuro dell’Europa”.

All’indomani dell’esito del referendum sulla Brexit, che ha sancito la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione europea, le reazioni esasperate rientrano nel copione. Il divorzio tra l’Ue e la Gran Bretagna “non sarà consensuale”, ha affermato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Il quale in un’intervista alla tv tedesca ARD, ha spiegato: “Non capisco perché il governo britannico abbia bisogno di aspettare fino a ottobre per decidere se inviare o meno la lettera di divorzio a Bruxelles. Vorrei riceverla subito”.

Naturalmente non potrà essere così, poiché uscire dall’Unione Europea è una procedura lunga e complicata, che richiederà come minimo un paio d’anni e forse più. Il problema principale che bisognerà affrontare è la riscrittura di tutti i numerosi trattati che regolano i rapporti del Regno Unito con il resto dell’Unione. E’ probabile che merci e servizi britannici subiranno dazi particolari, che danneggeranno le esportazioni del Regno Unito.

Juncker ha annunciato che “Berlino rafforzerà il proprio ruolo dopo questo divorzio non consensuale”. L’Italia avrebbe tutte le carte in regola per giocare un ruolo determinante nel nuovo scenario che s’è creato dopo Brexit

Tuttavia al momento di tutti i discorsi sulle ripercussioni finanziarie, sulla caduta dei mercati, sulla recessione in Gran Bretagna, non se ne vedono gli effetti. Beninteso, la sterlina è scesa di parecchio rispetto alle normali fluttuazioni giornaliere, ma non è un calo forsennato se lo si confronta con altri episodi simili della storia britannica. La sterlina scese di un quarto durante l’uscita della Gran Bretagna dal Sistema Monetario Europeo nel 1992; mentre scrivo, è del dieci per cento in meno rispetto all’altro giorno.

Ecco perché l’uscita “traumatica” della Gran Bretagna dall’Ue non conviene ad alcuno, poiché lascerebbe in una sorta di zona grigia legislativa tutte le centinaia di migliaia di cittadini europei che lavorano nel Regno Unito, e le migliaia di britannici che lavorano nell’Unione Europea. Migliaia di aziende si troverebbero nella stessa situazione. I trattati quindi andranno ridiscussi, ma tutto lascia pensare che l’esito di queste discussioni sarà concilitante.

L’ho scritto appena qualche giorno fa che con l’uscita dalla Ue dell’Inghilterra diventa prevalente il ruolo della Germania della cancelliera Angela Merkel, la quale si avvale di un’economia discretamente forte e di un sistema di istituzioni più solido e pertanto può affrontare con tranquillità la salvaguardia delle priorità tedesche, non ultimo quella della integrazione. Non a caso Juncker ha annunciato che “Berlino rafforzerà il proprio ruolo dopo questo divorzio non consensuale”.

L’importante è che non si perda la poca lucidità rimasta e ci si imbarchi in qualche avventura senza ritorno. Pertanto l’Italia avrebbe tutte le carte in regola per giocare un ruolo di mediazione determinante nel nuovo scenario che s’è creato dopo Brexit. Un’opportunità da non perdere, vediamo come andrà a finire.

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