Step by StepEuropa, se per fortuna vince la Brexit

BERLINO. A due giorni dallo storico referendum sulla Brexit, sul dentro-o-fuori l'Ue - giovedì 23 - il confronto tra i pro e i contro resta apertissimo. Poiché la campagna referendaria ha polarizza...

BERLINO. A due giorni dallo storico referendum sulla Brexit, sul dentro-o-fuori l’Ue – giovedì 23 – il confronto tra i pro e i contro resta apertissimo. Poiché la campagna referendaria ha polarizzato il Regno Unito costringendolo a interrogarsi sui temi dell’immigrazione, della sovranità e dell’identità nazionale, in un clima generale di anti-politica interrotto soltanto dal brutale omicidio della deputata laburista, Jo Cox.

Lo YouGov, che coinvolge nei suoi sondaggi centinaia di migliaia di persone, rivela che l’area geografica di più forte sostegno al “Remain” comprende l’Irlanda del Nord, la Scozia e Londra. Nelle regioni meno prospere, come le East Midlands, lo Yorkshire e l’Humberside, o nelle grandi aree di intensa immigrazione, come l’East Anglia, è maggioritario il “Leave”, il consenso alla Brexit. Infine segnala una curiosità. La voglia di Brexit prevale tra gli ultra sessantenni, e i meno istruiti. Al contrario, i giovani sono favorevoli al “Remain”. Sicché è impossibile prevedere fino a che punto l’omicidio della deputata laburista possa influire sull’esito del referendum di dopo domani, conclude il sondaggio di YouGov.

Un esempio dell’aria che tira lo ha pure offerto la cerimonia di ieri, durante la quale Jo Cox è stata ricordata dai colleghi. Molti con le lacrime agli occhi, tutti con una rosa bianca appuntata al petto, in una seduta straordinaria alla Camera dei Comuni. Tuttavia, quando Cameron ha twittato l’ultimo articolo scritto dalla deputata, aggiungendo: «La voce forte di Jo Cox nella campagna per restare in Europa ci mancherà molto.», subito s’è levata la protesta di Nigel Farage, il leader del partito anti-Ue Ukip, che ha accusato il premier di tirare in ballo una tragedia per i fini elettorali.

Naturalmente la vittoria della Brexit accelererebbe il processo di disintegrazione dell’Europa. L’anno prossimo ci saranno le elezioni in Francia e in Germania e la Le Pen ha molte possibilità di spuntarla. I partiti populisti, nazionalisti e xenofobi di destra sono in un continuo crescendo dappertutto. Ne è un’ultima conferma il successo elettorale in Italia del Movimento Cinque Stelle. Tant’è che Nigel Farage, il leader anti-Europa dell’UKIP, si è subito affrettato a dichiarare che assieme a Beppe Grillo seppellirà l’Europa.

Nell’Europa orientale non è che la situazione sia ottimale, con la Polonia e l’Ungheria dove il nazionalismo impera e contagia i Paesi che stanno a loro intorno. I quali nella migliore della ipotesi potrebbero seguire l’esempio della Norvegia, che non fa parte della Ue, ma è legata ad essa soltanto dagli accordi commerciali.

E dunque, in una Ue senza il Regno Unito e senza paesi dell’importanza della Polonia, diventa prevalente il ruolo della Germania. Beninteso, non è più la Germania con la capitale Bonn, cofondatrice dell’Europa, con statisti come Konrad Adenauer, Willy Brandt, Helmut Schmidt, Helmut Kohl, che ponevano l’Europa al primo posto nelle loro priorità. Da quasi trent’anni la capitale è di nuovo Berlino, e la cancelliera Angela Merkel con i politici che la circondano è impegnata a salvaguardare le priorità tedesche, non ultimo quella dell’integrazione. Che avrebbe l’insperata opportunità, meglio la fortuna di ritornare in primo piano. Se vince la Brexit.

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