BERLINO. Potremmo chiudere tutte le frontiere offrendo un ottimo servizio ai sostenitori della ricorrente guerra di civiltà, secondo i quali la rivolta dei ragazzi musulmani dimostra che l’islam non può integrarsi, almeno fino a quando una riforma teologica non cancellerà dal Corano l’invito al jihad. Comunque sia è chiaro che non servirebbe a nulla chiudere le frontiere.
Dopo tutto, non credo che lo scempio di Nizza sia incastonabile nella religione, nella promessa di un paradiso dei martiri. Molti degli attentatori del Bataclan, di Bruxelles, probabilmente anche questo di Nizza, sono cittadini francesi cresciuti non nelle scuole coraniche, bensì vissuti nelle strade di quelle periferie che tanto ricordano quelle del nostro meridione.
È significativo che gli attentatori non abbiamo quasi mai un passato religioso. Gli articoli di giornale che raccontano le loro storie sono tutti incredibilmente simili. I conoscenti dei terroristi si dicono sempre stupiti, come è accaduto anche questa volta: “Era noto alla polizia per piccoli atti di violenza”, era un ragazzo che “in moschea non andava mai, fumava canne e beveva alcol”.
Uccisione a sangue freddo che per molti versi ricorda quella di Anders Behring Breivik, il terrorista norvegese – 36 anni – che compì gli attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia, che provocarono la morte di 77 persone
Trentuno anni, nato vicino a Sousse, delinquente “comune” e padre di famiglia: questo è il tunisino al volante del camion che ha ucciso più di 80 persone sul lungomare di Nizza. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, il suo nome, viveva proprio a Nizza, a pochi minuti di auto dal punto della strage, nel nord della cittadina, in avenue Henri Sappia, circa mezzora dal promenade. Egli avrebbe tre figli, di cui uno di tre anni e una moglie dalla quale è separato da tempo. Insomma come narrano le cronache, un giovane violento, con precedenti per risse, che spesso passava le notti nei bar a bere. L’ultimo processo per violenza, riferiscono ancora le cronache, era stato a marzo.
Finora l’unica cosa evidente è che la violenza con la quale Mohamed Lahouaiej Bouhlel compie la sua strage è una violenza moderna. Uccisione a sangue freddo, come quelle degli autori delle stragi statunitensi, e che per molti versi ricorda quella di Anders Behring Breivik, il terrorista norvegese – 36 anni – che compì gli attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia, che provocarono la morte di 77 persone. Pertanto rivestire la strage di Nizza di una matrice religiosa e per di più islamica è per metà una fola, e per metà un modo per non ammettere che è la globalizzazione a produrre questo individualismo forsennato e omicida, dal momento che essa ha distrutto ogni concetto di comunità.
Il risultato sono questi scoppi di una violenza bestiale che nascono dall’emarginazione, dal disagio, e raccontano come non ci sia un gesto di volontà concreta per capire le ragioni vere per le quali s’ ingenera tanto odio. Anzi, tutto fa pensare che prevalga il contrario. Dopotutto seminare la paura aiuta a confondere le idee.