Step by StepQuesti figli più poveri dei padri

BERLINO. Il Rapporto di McKinsey arriva puntuale a Ferragosto. E come sempre è inquietante. Rivela che nell'Occidente sviluppato la quasi totalità delle famiglie ha redditi inferiori rispetto alle ...

BERLINO. Il Rapporto di McKinsey arriva puntuale a Ferragosto. E come sempre è inquietante. Rivela che nell’Occidente sviluppato la quasi totalità delle famiglie ha redditi inferiori rispetto alle generazioni precedenti. Un trend che riguarda il 70 per cento della popolazione occidentale. Non era mai accaduto dal Dopoguerra fino al passaggio del Millennio.

Il fenomeno è di massa, praticamente senza eccezioni nel mondo sviluppato, com’è riassunto nel titolo stesso del Rapporto McKinsey : “Poorer than their parents? A new perspective on income inequality“, “Più poveri dei genitori? Una nuova prospettiva sull’ineguaglianza dei redditi”. Naturalmente l’Italia si distingue, fra tutti i paesi avanzati, come quello in cui questo ribaltamento generazionale è più traumatico. È in assoluto il paese più colpito: il 97 per cento delle famiglie italiane al termine di questi dieci anni è ferma al punto di partenza o si ritrova con un reddito diminuito. Al secondo posto gli Stati Uniti dove la stagnazione colpisce l’81 per cento della popolazione. Seguono Inghilterra e Francia. Sta decisamente meglio la Germania e la Svezia, dove soltanto una minoranza del 20 per cento soffre di questa sindrome.

L’attenzione del Rapporto McKinsey s’appunta sui giovani, la generazione che da molto tempo sta peggio dei genitori. “I lavoratori giovani e quelli meno istruiti – si legge nel Rapporto – sono colpiti più duramente. Rischiano di finire la loro vita più poveri dei loro padri e delle loro madri”. Questa generazione ne è consapevole, l’indagine lo conferma: ha introiettato lo sconvolgimento delle aspettative.

I nostri giovani vivono questo gap generazionale finora senza sbocchi come un incubo, che li tormenta e li incattivisce. Perché è come sbattere la testa contro il muro

In breve, i giovani del Duemila vedono il mondo attraverso la lente dell’inequità intergenerazionale. Sanno che ai figli della classe medio-alta andrà comunque bene, perché erediteranno la ricchezza dai loro genitori. Sicuramente questo tipo di dipendenza ai più non piace, ma non c’è altra l’alternativa confortante poiché ben che vada, posto a tempo indeterminato incluso, essi sanno che non riusciranno a raggiungere un tenore di vita discreto, come un tempo era considerato per la classe media.

Le élite politiche avevano promesso che le “riforme” avrebbero portato una prosperità senza precedenti e di fatto è stato così, ma soltanto per l’1 per cento della popolazione, la più agiata. Tutti gli altri, e per primi i giovani, si sono ritrovati catapultati in una situazione d’insicurezza mai vissuta prima.

Tre sono le realtà che contraddistinguono il momento politico: ingiustizia sociale senza precedenti, enormi disuguaglianze e una perdita di fiducia nelle istituzioni. Continuare a distribuire la medesime promesse che sono in uso da più di un decennio, ha il sapore della truffa. E’ questo il motivo per il quale in Europa i partiti di centro-sinistra e di centro-destra stanno perdendo terreno.

La situazione continuerà a precipitare perché se la Politica non riconosce che il problema esiste, non lo si potrà mai risolvere. I nostri giovani l’hanno capito da un pezzo. Vivono questo gap generazionale finora senza sbocchi come un incubo, che li tormenta e li incattivisce. Perché è come sbattere la testa contro il muro.

vincenzomaddaloni.it

@maddaloniit

fb vincenzo maddaloni

X