“Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”. Ci sono verità che non sono messe in discussione. Assiomi sui quali non si discute e non si fanno domande, perché ogni domanda sarebbe una domanda stupida. Asserzioni che vanno credute senza se e senza ma. L’ultimo di questi atti di fede è che l’APE sociale è gratis per chi ne ha diritto. Lo dice la televisione, lo ribadiscono i giornali, perfino la rete, che è blasfema, non mette in dubbio questa verità. Ma non è solo fede, qui si richiede anche che sia chiaro a tutti perché l’APE sociale è gratis. Per correttezza, dobbiamo ammettere che Floris non ha fatto parte del coro, chiedendo ripetutamente al ministro Poletti, a Padoan e agli altri che ha intervistato: ma fa tutto l’INPS, o uno prima va all’INPS e dopo deve andare in banca? Ma non è bastato, e oggi pare chiaro a tutti, meno a chi si occupa di discipline attuariali, come il sottoscritto, perché l’APE sociale debba essere sicura, gratis e senza rischi per chi “puote e vuole” avvalersene.
Noi che viviamo nel girone dei risk-manager e degli attuari, che in vita siamo abituati a vedere in ogni scelta i rischi, scomporli e valutarli, siamo condannati per contrappasso a dubitare di chiunque ci dica che una soluzione è senza rischi e gratis senza spiegarci come e perché, e a non essere creduti quando denunciamo che i rischi restano. Insomma, siamo San Tommaso e Cassandra insieme. Non siamo stati creduti quando, fresco di scalata a Palazzo Chigi, il governo Renzi sostenne di risolvere in quattro e quattr’otto il problema dei debiti arretrati della pubblica amministrazione con una certificazione e un “va’ in banca e dì che ti mando io”. E le banche hanno ovviamente preso la loro taglia su crediti che invece sarebbe stato dovere del governo rimborsare direttamente. A tutti gli effetti, dal punto di vista chi per disperazione ha riscosso questi crediti taglieggiati, è stato un default della Repubblica Italiana: per fortuna della Repubblica, un default che non rileva, perché è verso contraenti deboli.
L’APE è un’iniziativa della stessa famiglia. C’è stato un miglioramento, nel senso che è chiaro, almeno per due delle tre fattispecie, che il rischio resta una questione tra pensionato, banche e assicurazioni. La struttura è semplice da capire, tanto semplice da renderne evidente la non convenienza. Si tratta della scelta di accendere un mutuo a venti anni per pagarsi da uno a tre anni di pensione anticipata. Un altro mutuo alla fine della vita dopo il mutuo che molti si sono fatti per la casa all’inizio. C’è una differenza: a questo punto della vita, da 63 anni in su il rischio demografico è molto alto, e il costo di ripagare alla banca il rischio che non siate in grado di pagare venti anni di rate è molto più alto.
Quanto sarà alto il costo dell’APE? Dipenderà dalla politica di prezzo dell’assicurazione, ma possiamo senz’altro dire che sarà più alto di quello che paghereste se vi facessero un prestito al di fuori dell’APE. Il motivo è che per le assicurazioni sarà chiaro che chi sceglie l’APE farà parte di due categorie: chi se lo può permettere e chi non ce la fa più. I ricchi e i deboli. E siccome i deboli hanno una probabilità di morte più alta, le assicurazioni faranno un prezzo più alto (senza peraltro un grande pregiudizio per il mercato dei ricchi). Il nome tecnico di questo fenomeno è “selezione avversa”, ed è noto agli attuari e agli economisti. Tra le tre forme di APE, solo nella versione di Ape aziendale è trascurabile, perché qui la scelta è scatenata da una crisi aziendale, e non solo da scelte individuali. Insomma, è meno severo quel fenomeno che chiamiamo “autoselezione del campione”, che è alla radice del fenomeno di “selezione avversa”. Forse lo stesso riguarda i disoccupati nel caso dell’APE sociale.
Una domanda importante è: quanto vale questo fenomeno di “selezione avversa”? Non lo sappiamo. Il sottosegretario Nannicini ha reso pubblico un documento con un po’ di esempi, la pensione di Chiara, Marco, Giulia, ecc… che finalmente hanno mandato in pensione Tizio, Caio e Sempronio che effettivamente non ce la facevano più. Al di là di questo risultato, il documento non dà una risposta alle nostre domande. Anzi, preoccupa che il costo assicurativo sia posto allo stesso valore del 29% per i tre tipi di APE. Per quanto abbiamo detto sopra, se il costo è lo stesso per APE aziendale significa che il fenomeno di selezione avversa non è neppure considerato, e i numeri sono ancora puramente “pro forma”. E invece i numeri sono la cosa che discrimina tra successo e fallimento dell’iniziativa.
E arriviamo all’APE sociale. Qui la selezione avversa è presente e rilevante. I più poveri, quelli che fanno i lavori più usuranti, quelli che lottano con l’invalidità di chi sta accanto a loro sono coloro che hanno più difficoltà a garantirsi cure. Per le assicurazioni questi sono i rischi maggiori. Quanto maggiori non lo sappiamo. Ci promettono che per i destinatari dell’APE sociale sarà senza costo e senza rischio. Come? Non sappiamo neppure questo. Nel documento di Nannicini si parla di reddito ponte gratuito fino a 1500 euro? Per tutti i tre anni? Non è chiaro. E non è chiaro a chi spetti la restituzione in 20 anni.
Perché l’APE sociale non abbia rischi per chi la sceglie ci sono solo due strade. La strada della garanzia reale: il bilancio dello stato mette a disposizione contante a garanzia di venti anni di pagamenti. In questo caso lo stato dovrebbe emettere immediatamente debito per la copertura. L’altra strada è quella della garanzia personale: le rate vengono pagata direttamente dallo stato. In questo caso l’assicurazione sostituirà il rischio di morte con quello di default dello stato italiano. In questo caso il costo del rischio, in percentuale del capitale, secondo le quotazioni dei CDS di settembre, salirebbe al 29% solo per una copertura a 10 anni. Su 20 anni anni il rischio di default della Repubblica italiana costerebbe addirittura il 49% del capitale.
Ora, per rendere l’APE sociale davvero gratis e senza rischi, non sarebbe stato sufficiente anticipare la pensione, a carico direttamente dell’INPS e dello stato, alle categorie prescelte? Resta il sospetto che la garanzia sui pagamenti di rimborso non ci sia, e che l’APE sociale non sia senza rischi e senza costi per chi la sceglie. Vedremo la tecnica con cui verrà realizzata, e aspettiamo una risposta che chiarisca i nostri dubbi. Fugare i dubbi e dare certezza è già metà del successo. In tutti i casi, che i costi siano a carico del pensionato o dello stato, resta il problema del controllo del costo che verrà caricato, e del fatto che le assicurazioni, sulla base della motivazione (giusta) della selezione avversa, potranno chiedere un premio anche superiore a quello che la selezione avversa possa spiegare. Delle due l’una: o ci sarà altro lavoro per le associazioni dei consumatori, o ce ne sarà per il Nucleo di Valutazione dei conti pubblici.