MillennialsL’Italia senza passioni del Movimento

Mentre assistevo a un corso di formazione presso il mio datore di lavoro, osservavo con discreto compiacimento la preparazione della discente, gli approfonditi dettagli e la palpabile passione con ...

Mentre assistevo a un corso di formazione presso il mio datore di lavoro, osservavo con discreto compiacimento la preparazione della discente, gli approfonditi dettagli e la palpabile passione con cui parlava della propria materia. Me la immaginavo studentessa modello, tanti sacrifici e una laurea a 24/25 anni, poi gli aggiornamenti continui sul lavoro, magari qualche domenica di studi e letture tecniche. Anche se non condividevo alcune sue considerazioni, o le trovavo capziose, provavo per lei un profondo rispetto.

Nel contempo, pensavo al fatto che esistono alcuni milioni di italiani che pensano che gli esperti siano dei venduti, al soldo delle multinazionali (farmaceutiche, alimentari), che le autorità di vigilanza siano sul libro paga di banche e finanziarie criminali, che i giornalisti fanno markette, che diventi attrice solo se la dai via ecc.

Ebbene, chi pensa che ogni esperto sia venduto è, ahimè, un rancoroso mediocre, una persona che vive il proprio lavoro senza passione e non è stata in grado di realizzarsi. Perché chi si impegna quotidianamente sa bene quante soddisfazioni possa dare il lavoro ben fatto (cito volutamente Vincenzo Moretti) e, di fronte all’opzione di farlo male, per esempio per intascare una tangente, è disposto a rifiutare. Il denaro non è l’unico valore per chi ha la fortuna di appassionarsi, incuriosirsi, e ritiene che si può essere felici nel bruciare le meningi per migliorare il mondo in cui si vive.

Purtroppo non tutti i lavori offrono la stessa progressione: impegno→ crescita→ soddisfazione; è nella natura di molti lavori manuali, a basso valore aggiunto, una fase di apprendimento estremamente rapida e il resto della vita passato ad annoiarsi. Difficile quindi che magazzinieri, tassisti, muratori, commessi, addetti alle pulizie possano immedesimarsi con un esperto se non hanno mai provato il piacere di vedere apprezzato il proprio lavoro, di migliorarlo col tempo.

Però un’alternativa, rispetto allo sminuire il lavoro di chi si invidia, c’è: riprendere in mano i libri, imparare una lingua straniera, o la programmazione. Fossimo un paese decente, invece di dividerci sul reddito di cittadinanza, ci daremmo da fare per il Lifelong Learning, per trovare un modo di aiutare chi si è accorto di aver sbagliato in gioventù, quando marinava la scuola, o semplicemente ha avuto bisogni economici ed è stato costretto a lavorare fin da giovane. L’ignoranza raramente è un peccato originale, nasconderla o giustificarla è invece un peccato grave e, sovente, ipocrita, perché compiuto da chi vive in posizioni di privilegio. Ho conosciuto personalmente un camionista dell’Est che studiava filosofia: in un’Italia liberale costruita su un vera mobilità sociale, probabilmente lui diventerebbe assistente universitario, cacciando a raccogliere i pomodori la figlia di un famoso avvocato che si è trovata una cattedra per sbaglio…

E poi, l’amore per la conoscenza

Corre una bella differenza tra chi crede ai complotti e chi scopre truffe e frodi che, beninteso, esistono anche nella scienza: i primi non conoscono la statistica. Perché ci sono anomalie nei dati che menti allenate sanno ritrovare e interpretare (quando un esperimento non si riesce a riprodurre i più diventano scettici). Seguire le dietrologie è però più semplice che caricare moli di dati ed effettuare test di significatività, e poi giustifica piuttosto bene la propria mediocrità: il mondo è visibilmente controllato da qualcuno che decide chi deve avere successo.

Che dire dell’arroganza nei toni di vari presunti guru che gironzola(va)no nella galassia pentastellata? Grillo se ne è liberato per accogliere i primi intellettuali che stanno cedendo alle lusinghe del potere (De Masi, Settis) ma un tempo persone come Messora, Bagnai o Becchi spopolavano. Ebbene, ininfluenti nel dibattito scientifico, rimediavano con sicumera ingiustificata. Traggo un esempio dall’ultimo articolo sul sito Byoblu (Messora): “Vacciniamoci contro qualunque cosa. Ma un vaccino contro l’idiozia esiste? Immagino di no: è controproducente” o da questo intervento di Bagnai sul Blog di Grillo “perché intanto è perfettamente noto a tutti che l’Euro sarebbe stato un esperimento fallimentare proprio perché mancava alla sua base una unità politica e in particolare una unità nel campo della politica fiscale” Ma è noto a chi, esattamente?

Da cosa derivano questi toni? Sono gli stessi che si sentono nelle discussioni per strada, e piaceva a questi “guru” stuzzicare la rabbia, visto che ce n’è tanta in giro… Un peccato, perché chi ama sinceramente la conoscenza non aggredisce l’interlocutore e lo rispetta. Chi avrà avuto modo di incontrare i più grandi pensatori viventi, si sarà accorto che sono sovente umili, si scherniscono, sono molto ironici. Spesso anche profondamente accessibili. Diversamente, gli elettori del Movimento si ritengono in grado di decidere il proprio programma attraverso sondaggi così generici che ricordano una lettera a babbo Natale, con conclusioni imbarazzanti. L’umiltà non abbonda – e d’altronde è vietato rivolgersi agli esperti. Traggo dal Programma per la Scuola:

“Il M5S vuole costruire una scuola che guarda al futuro, capace di superare la lezione frontale e di attivare strategie didattiche e pedagogiche innovative, che introduca insegnamenti nuovi come l’educazione alimentare, ambientale e quella all’affettività. Per farlo intendiamo:

  • Diffondere l’utilizzo di strumenti tecnologici e di libri digitali (opzione votata da 8175 iscritti)
  • Investire su ambienti di apprendimento innovativi (opzione votata da 7849 iscritti)
  • Promuovere maggiori esperienze all’esterno dell’ambiente scolastico con pieno protagonismo degli studenti (opzione votata da 7764 iscritti)
  • Costituire equipe di esperti territoriali con educatori, pedagogisti, ricercatori ed esperti nel campo della didattica a supporto dei docenti (opzione votata da 6915 iscritti)
  • Istituire un fondo strutturale per l’innovazione didattica (opzione votata da 5262 iscritti)”

WOW. Ma non hanno letto dello scarso utilizzo delle LIM per mancanza di insegnanti preparati? Hanno idea dei progetti di libri digitali open source? E conoscono Intercultura o INDIRE? Così, giusto per dire.

Onestà, onestà

Però, mi rimbrotteranno i tanti pentastellati che intercetto, “noi siamo per l’onestà, siamo appassionati di legalità”. Ho fatto allora una ricerca su Google, accostando i termini Beppe Grillo e “criminalità organizzata” e leggendo dal Blog omonimo. Pochi articoli, di una superficialità disarmante, sovente indirizzati a demolire l’avversario di turno (il PD); cominciano con introduzioni tipo questa: “Mettiamo i volti di Falcone e Borsellino in tutte le aule scolastiche affinchè i giovani non dimentichino e prendano esempio da loro per sconfiggere mafie e criminalità, perchè la lotta alla mentalità mafiosa inizia con l’educazione scolastica” [sic, manco il correttore ortografico hanno]. L’avrete letta ovunque, in questo triste XXV anniversario, l’espressione “follow the money” per sintetizzare il metodo di Falcone. E per incarnarne lo spirito, che cosa si dovrebbe fare? Insegnare Excel e statistica nelle superiori, mantenere un esame di maturità complesso (e non semplificarlo come proposto dai nostri beniamini), alzare il livello culturale, semplificare la burocrazia e le leggi, migliorare la qualità del nostro tessuto imprenditoriale.

La mafia non si combatte con i blog, con i post, con le battute infelici (“la mafia aveva una sua morale” ipse dixit). Si combatte con l’analisi dati, la pazienza, lo studio che porta all’eccellenza, con il sacrificio e l’impegno costante. Quel genere di valori che il Movimento ridicolizza candidando a Presidente del Consiglio un ragazzotto di belle speranze nemmeno laureato e con un CV non proprio invidiabile.

Andrea Danielli

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