Costruire comunità, essere comunità all’interno di un territorio, rammendare le periferie con il centro e fare sentire tutti parte di un destino comune.
La principale sfida del Mezzogiorno è esattamente in questo sentiero, che vede nelle città il luogo ideale dove potersi realizzare. Città, quindi, non più solo teatro dove si svolge la quotidiana esistenza dell’umanità che le abita, ma principale soggetto di una nuova stagione. Che è già iniziata.
Dati e storie alla mano ci dicono che, sotto Roma, qualcosa è cambiato.
Non più solo terra di delusioni e abbandoni, di autobus pieni di studenti e lavoratori, e di treni in perenne ritardo. Questa immagine, che pure si ripete ancora nel passaggio delle stagioni, sta gradualmente cedendo il passo ad uno scenario inedito, per molto tempo sognato, tutt’ora di costruire e da rafforzare. Se la sfida culturale comunitaria di Matera rappresenta un fatto nuovo per la città dei sassi, i numeri confortanti ed in crescita della Academy Apple a Napoli, così come i dati su export e turismo, sono la conferma che il nuovo racconto del Sud poggia la sua grammatica su numeri più forti e sul segno più, davanti a crescita e sviluppo.
Le ombre restano, resistono e si aggrappano alle difficoltà ed alla mancanza di opportunità per i tanti che nel Sud sono nati. Le ombre sono le camere della rabbia, che continua a battere cassa, e che ha solo bisogno di luce buona e aria lunga. Nelle periferie del nostro scontento, nei quartieri dove il sole del buon dio lavoro non dà i suoi raggi, e nei territori più difficili dove ogni sfida si fa complessa, bisogna intervenire con una forte operazione di rigenerazione. Prima culturale e poi urbana. Perché il rammendo, il recupero del costruito senza lavorare a nuove cementificazioni, è prima di tutto un fattore culturale, che va ad incidere positivamente sulla carne debole dei settori più a rischio, messi ai margini dalla durezza della crisi economica che qui, da Roma in giù, fa sentire ancora tutta la sua durezza.
Nella conferenza materana “Mezzogiorno protagonista: missione possibile”, voluta dal Governo per fare il punto della situazione sulle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, il discorso del presidente Gentiloni è stato chiaro, concreto e senza troppi fronzoli. Non ha tralasciato di individuare le colpe, tutte politiche, di chi ha considerato il Sud come un corpo estraneo, di chi, anche a sinistra, ha preferito non parlare di una “questione meridionale” oppure chi non ha mai considerato il destino di questo pezzo d’Italia come una questione nazionale, che meritava – e merita – la priorità nell’agenda politica ed economica del paese. La centralità delle città del Mezzogiorno sono quindi la nuova sfida di chi vuole occuparsi di sviluppo locale, di turismo, di innovazione e di cultura. Una sfida che riguarda tutti, a partire dalle buone imprese, dai giacimenti culturali, dagli innovatori, dai centri di ricerca e dei sapere, e da chi ha a cuore il destino dell’Italia.
Città intelligenti, sicure, resilienti, rigenerate e raccontate.
Il Sud si apra definitivamente al nuovo tempo, senza più alcun timore di cambiare e di scoprirsi migliore.