Il 14 Febbraio è uscito, edito da Edizione dei Cammini, “#Euapiedi”, il libro che raccoglie le città attraversate a piedi e raccontate su Instagram: storia di una community digitale nata per caso e diventata un fenomeno mondiale. Su questo blog pubblico il primo capitolo di questa raccolta, di cui ho la curatela, e che spiega il senso del lavoro e la storia dell’hashtag.
Ho camminato a piedi per 100 giorni.
L’ho fatto in una città, Potenza, che poco si presta a questo tipo di impresa. Ilsuo essere sviluppata in salita non rende certamente agevole un attraversamento pedonale. A chi, incontrandomi, mi chiedeva il perché di questa mia scelta, ho sempre risposto che era prima di tutto un’esigenza, poi una scelta. Esigenza dettata dal bisogno di riallacciare un nodo di vita e di cittadinanza con questa città, che ho spesso frequentato e mai abitato a pieno. Aveva insomma bisogno di alcune risposte a nuove domande. Se pensiamo alle nostre città, le domande che vengono fuori sono tante. Dalla bellezza, alla sicurezza, dalla qualità della vita, a quella dei servizi. Ma le città sono molto altro ancora. Le città, che spesso rappresentano solo il perimetro fisico della nostra quotidianità, offrono agli uomini infiniti spazi di azione e di immaginazione. Di creatività e di azione. Ed è partito proprio da qui lo storytelling fotografico urbano #euapiedi. L’hashtag si spiega subito: eu in portoghese vuol dire io e sta proprio a rimarcare la centralità della singola persona nella moltitudine urbana. Ma “Eu” vuol dire anche Europa, lo spazio di cittadinanza che la mia generazione ha conosciuto da subito. Su Instagram, giorno dopo giorno, questo piccolo diario di vita urbana ha iniziato ad arricchirsi di angoli e suggestioni che solo l’attraversare a piedi le città può raccogliere. L’idea, certamente non originale, parte da un’esigenza molto chiara: smettere di frequentare gli spazi urbani e iniziare ad abitarli, raccontandoli in prima persona. Le città sono state raccontate in tanti modi, ognuna con una metrica diversa e con obiettivi specifici. Nessuno, finora, aveva mai raccontato l’esperienza di vita delle persone nel contesto urbano, a partire dalle sensazioni, dalle emozioni, dalla ricerca della bellezza e dalla reazione al degrado. Dopo soli pochi giorni, questo racconto di Potenza ha iniziato a contaminare il web, rendendo l’hashtag condiviso e virale. Da più parti in Italia la narrazione digitale assumeva il carattere distintivo del tema scelto per la città di Potenza, crescendo giorno dopo giorno. Quello che voleva essere un luogo di narrazione digitale di una sola città si è trasformato ben presto in un’azione collettiva e partecipata che ci sta dando una mappatura, in tempo reale, dello stato delle cose nelle città. Oggi, dopo questi 100 giorni, il racconto digitale delle città attraversate a piedi ci porta da New York al Brasile, fino alle grandi capitali europee. Non è azzardato dire che #euapiedi ha messo Potenza al centro del mondo, visto che è dal capoluogo lucano che è partita questa storia di positività e ricerca della bellezza urbana. Ecco come lo racconta Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione e saggista, nel suo volume Disinformazia, edito da Marsilio: «Abbiamo visto che, quando una comunità o un territorio sono feriti dalla natura o dall’uomo, è molto facile sviluppare uno storytelling digitale che chiami alla partecipazione, alla solidarietà, all’empatia un pubblico molto vasto. D’altronde i luoghi sono sempre legati a un’esperienza reale, a un ricordo, a un pezzo della vita di ciascuno. L’ascoltatore di una storia non è un utente passivo, ma con il proprio vissuto partecipa alla costruzione del racconto stesso, e lo storytelling digitale esalta proprio questa caratteristica. Un ultimo esempio chiarisce ancora di più questo punto. Sergio Ragone, giornalista e scrittore potentino, a gennaio 2015 dà l’avvio al progetto #euapiedi, nato per raccontare la città di Potenza in cento giorni attraverso altrettante immagini pubblicate sui social, in particolare su Instagram. Eu in portoghese significa “io”, quasi a voler rimarcare la soggettività nello spazio urbano. Ragone in un’intervista spiega: “Ma ‘Eu’ vuol dire anche Europa, lo spazio di cittadinanza che la mia generazione ha conosciuto da subito. Su Instagram, giorno dopo giorno, questo piccolo diario di vita urbana ha iniziato ad arricchirsi di angoli e suggestioni che solo l’attraversare a piedi le città può accogliere”. Infatti in poco tempo con l’hashtag #euapiedi vengono pubblicate migliaia di immagini di scorci dell’Italia e dell’Europa fotografate e condivise da centinaia di utenti differenti. Oggisono oltre 13 mila le foto su Instagram che compongono il racconto collettivo di #euapiedi, uno storytelling digitale partito dal basso, che scatto dopo scatto rende gli utenti non solo narratori dei propri luoghi, ma anche promotori degli stessi» (Francesco Nicodemo, Disinformazia, Marsilio, 2017, p. 165-166).
Il successo di questa community è testimoniato anche dall’attenzione mediatica ricevuta. Questi sono alcuni titoli esemplificativi, con relative testate, che parlano del progetto:
1) Cento foto (+1) per cento città da visitare e raccontare a piedi («Corriere della Sera»)
2) Il mio hashtag racconta la città a passo d’uomo («La Repubblica»)
3) #euapiedi, lo storytelling urbano diventato virale (rainews.it)
4) #euapiedi. Storytelling digitale, da Potenza all’Europa (Il GiornaleOFF)
5) #euapiedi, l’esperienza dicammino in città raccontata via Instagram e Twitter (Cittadini di Twitter)
6) “#euapiedi, il racconto urbano su Instagram (T-Mag)
7) #euapiedi: i tuoi occhi nella tua città (Pomezia News)
8) Cento giorni di #euapiedi.Intervista al Forrest Gump di Potenza, Sergio Ragone (Ufficio Stampa
Basilicata)
9) #euapiedi: il progetto di Sergio Ragone su Corriere.it (Ufficio Stampa Basilicata)
10) Ripartire a piedi per conoscere il mondo (Avanti!)
11)Euapiedi: un nuovomodo diraccontare i posti (uccidiungrissino.com)
12) «Io vado a piedi», SergioRagone racconta Potenza in un blog (TRM)
La breve rassegna stampa mostra chiaramente il successo di questo racconto e delle persone che lo animano. Nel momento in cui scriviamo sono oltre 15 mila le foto postate su Instagram con hashtag #euapiedi. Se i luoghi urbani, che diventano interiori,riescono d’essere così tanto condivisi vuol dire che il nostro non è solo uno sforzo di bellezza ma un fatto un po’ più grande che va letto e studiato con molto rispetto. La tecnologia oggi permette difare tutto questo in poco tempo, un vantaggio non di poco conto che ci dà la cifra esatta delsenso dell’innovazione e della continua ricerca per migliorare la vita di tutti i giorni. Le domande che questo storytelling digitale vuole suggerire sono: chi può davvero permettersi di muoversi in città a piedi, senza correre rischi? Qual è il livello di sicurezza nelle nostre città? È tutto vero quello che ci viene raccontato del degrado urbano? Siamo davvero abitanti delle nostre città, o ci limitiamo a frequentarle? Possiamo essere noi cittadini, in prima persona, i promotori di una narrazione positiva, e digitale, delle nostre città,tale da attrarre l’attenzione di turisti e “abitanti culturali”? Questo osservatorio digitale può dire molto altro ancora, su questi e su altri temi come: l’uso degli smartphone, la connettività, la banda larga, il 5G, lo streetfood, il commercio di prossimità, l’architettura urbana, il “made in”, il rispetto degli spazi urbani da parte dei cittadini. Nelle storie che seguiranno sarà possibile leggere diverse storie, immergersi in luoghi diversi e sentirne persino l’odore. Ognuna di queste storie urbane restituisce al lettore il senso di questo racconto collettivo che continua a generare contenuti e a mostrarci luoghi, volti, umanità, palazzi di cemento, attese,specchi di acqua, vetri lucidi,mattoni e graffiti,ferrovie abbandonate e luci elettriche. Ognuno dei protagonisti di queste storie ha letto il codice della propria città a piedi, da solo, cercando sul campo i segni di sé stessi e del proprio vivere urbano. Nelle pagine che seguono è possibile leggere racconti di città attraversate a piedi. Ognuno con la sua umanità, ognuno con il suo stile, ognuno con la ricerca. Non mi sottraggo alla logica della community, per questo troverete spesso alcuni miei brevi racconti, in forma di appunti sparsi e vagamente poetici, raccolti in questi anni e postati sotto ogni foto, ogni luogo.
Proprio come su Instagram, anche in queste pagine sembrerà di abitare in una città continua, unica, a prova del fatto che i confini e le barriere si possono abbattere. La tecnologia digitale è lo strumento più importante che abbiamo per sentirci parte di un progetto più grande, di una comunità più grande. Lo spazio fisico non è più un limite, finalmente.
Buon viaggio.
E’ possibile acquistare il volume in libreria, oppure su: Amazon.it ; IBS.it ; Mondadori Store; la Feltrinelli.
Vedi #euapiedi su Instagram