A Verona (29-31 marzo) via al World congress of families il Congresso mondiale delle Famiglie “per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”.
All’iniziativa, organizzata da movimenti pro-life italiani e stranieri, parteciperanno il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e il ministro dell’interno Matteo Salvini, oltre al governatore della regione Veneto Luca Zaia e al sindaco di Verona Federico Sboarina. Tutti esponenti della Lega. Tra gli altri parteciperà il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Oltre ad associazioni cattoliche integraliste, ortodosse ed evangeliche, tutte unite dalla promozione dei valori cristiani, la contrarietà all’aborto, la condanna dell’omosessualità, la battaglia contro la pornografia ed una visione restrittiva dei diritti e del ruolo della donna.
Non mancherà la presenza esotica per confermare l’internazionalità declamata dell’evento. Infatti, vi interverrà anche Theresa Okafor, un’attivista nigeriana che nel 2014 ha proposto una legge che criminalizza le unioni tra persone dello stesso sesso, e Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che nel 2017 ha presentato al parlamento ugandese una legge contro le coppie omosessuali, già proposta nel 2014, che prevedeva originariamente la pena di morte per “omosessualità aggravata”.
Quanto basta per scatenare la protesta. Le femministe di Non una di meno stanno già organizzando tre giorni di manifestazioni, dibattiti, assemblee e spettacoli che si svolgeranno a Verona, negli stessi giorni del Congresso delle famiglie. Insomma si avverte un forte odore di tempesta. La reazione è esagerata?
“ Direi proprio di no. Qualcuno è riuscito ad attrarre in Italia, ossia il Paese della civiltà, della cultura e del rispetto, una sommatoria d’imbecilli da ogni parte del mondo. Credo che quello che stia accadendo sia una rivolta positiva nei confronti della stupidità. Le teorie che questo congresso tirando in ballo la Famiglia si propone di ravvivare non hanno attinenza con la realtà e col profondo sentire del nostro Paese.”.
Non usa mezzi termini Arianna Censi, vicesindaca della città metropolitana di Milano, politica di lungo corso, universalmente apprezzata per il suo caparbio impegno a difesa dei diritti della donna e della parità di genere. Si allarma la Censi mentre mi spiega che “i Fontana, i Pillon, sono uomini che cercano di ripotare il nostro Paese, la condizione delle donne e dei diritti civili al tempo della preistoria” Ma subito si rianima concludendo che, “ questa gente non troverà quel largo consenso che si aspetta.”.
Non so dove si fonda tanta fiducia, certo è che con l’aria che tira la Vicesindaca ha organizzato l’altro ieri una tavola rotonda sull’etica del testamento biologico. Una follia? ” Non potevo fare altrimenti, perché rimanere fermi è sempre una cosa sbagliata.”. Spiega :” Abbiamo un governo che cerca di trovare la propria legittimazione giocando sull’esasperazione delle paure e dei timori, brandendo bandiere di pericolosità inesistenti. Come affrontarlo? Approfondendo, relazionandosi con tutti coloro che s’interrogano. Noi non torneremo indietro, possiamo soltanto guardare avanti. Sul testamento biologico penso sia necessario rasserenare le menti e ci si rasserena soltanto se si approfondisce, se si conoscono le necessità ineludibili, se si affrontano i dubbi.”.
L’intenzione è ottima, ma la realtà è ben diversa. Tutto ancora gira intorno a un decreto applicativo atteso da mesi, senza il quale non si possono rendere pienamente attuative le: «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento». Si mormora che sia ancora in mano a degli esperti di settore, ma dalla ministra Giulia Grillo nulla trapela. E allora che si fa? “Si deve mantenere il coraggio di andare avanti. Le leggi sono lo strumento per regolare i rapporti, le pratiche e le procedure; ma sui temi che attengono le libertà individuali, la legge deve solo dare lo strumento affinché queste possano esprimersi pienamente, senza che possa intervenire un giudizio morale di Stato. Stiamo parlando di una libertà individuale, delle scelte che lucidamente ognuno di noi fa e che devono essere rispettate, condivise e agevolate, perché in ogni caso è una scelta complicata, difficile e dolorosa, per sé e per le persone che ci amano e che amiamo. Credo che uno Stato laico come il nostro, con una civiltà giuridico-amministrativa molto profonda, non possa sottrarsi a questo compito.”.
Che dire? E’ un ragionamento il suo che non fa una grinza.