La considerazione è scontata, ma pur sempre efficace: “come cambia il mondo”. Mi è tornata in mente l’altra mattina, quando scorrendo le pagine del Sole24 ore ho incocciato la faccia di Bruno Vespa con a fianco specificato: Giornalista e imprenditore del vino. Bella sputtanatura per la categoria dei giornalisti, nella quale molti degli appartenenti – i meno giovani come me soprattutto – sono stati educati a memorizzare come regola su tutto prioritaria il motto, “la politica va separata dai fatti”. Poi un giorno arrivò Eugenio Scalfari e sentenziò che era giusto il contrario, ma questa è un’altra storia.
Comunque sia, questo “andata senza più ritorno” imposto dal fondatore di Repubblica non ha incrinato la nostra figura di professionista in quanto tale perché – risponde la Treccani – professionista è “colui il quale esercita una professione intellettuale o liberale come attività economica primaria”. Insomma il Vespa che vi aggiunge la definizione di “imprenditore del vino” dà il suo sostanzioso contributo al discredito della colleganza, la quale in questi ultimi tempi vive la più profonda crisi di credibilità dal dopoguerra, che incide sulle “copie vendute”, come mai prima era accaduto.
Lo confermano gli ultimi dati aggiornati a giugno.Il fatturato di Repubblica scende da 124 a 116 milioni, da una perdita di 1 milione a 6,7 milioni di perdita nel primo semestre 2019. Il resto della stampa mainstream non va meglio. Il Fatto Quotidiano ha venduto, nel mese di giugno 2019, il 25% di copie in meno dell’anno scorso. Il Corriere della Sera in giugno ha subito un crollo improvviso, salendo dal circa 5% dei mesi precedenti al 10%. Repubblica, dopo un – 3% di maggio, si è allineata al – 10 del concorrente, il peggior dato negativo da inizio anno. Chi vuole approfondire un quadro completo e aggiornato lo trova sul blitzquotidiano.it cliccando qui.
A proposito di notizie che dovrebbero far “vendere” i giornali, leggo da qualche parte che Angela Merkel che di solito preferisce il bicchiere di vino, quest’anno sorseggia lo spritz naturalmente all’Aperol. L’ha rivelato uno dei più importanti quotidiani tedeschi – la Süddeutsche Zeitung – che ha dedicato al grande scoop un lungo articolo nel suo magazine del venerdì. Che è stato subito devotamente ripreso, pubblicato e commentato su alcuni quotidiani italiani. Capisco la Süddeutsche Zeitung, la Merkel è pur sempre la Cancelliera, ma a noi – che ce frega ma che ce ‘mporta – (canterebbe Lando Fiorini) . Costretti come siamo a vivere in un mondo che ci ribolle intorno, dove è arduo cogliere la verità, le ragioni, le responsabilità, perché di solito è una dimensione di notizie trascurata. Volutamente, distraendo. Amen.