Nel 2019 il web ha compiuto 30 anni. Questo ci ha regalato una realtà distopica come ben raccontato in The Game di Baricco e in The Game Unplugged .
La sfida oggi è imparare a governare il flusso della realtà liquida in cui ci troviamo immersi secondo la ‘nostra’ direzione.
Nel 1959 Pier Paolo Pasolini su Nuova Generazione, all’interno di un’inchiesta sul tema I giovani e il progresso nell’era cosmica in merito alle missioni spaziali, profetizza: “In questa suggestione” del razzo (oggi diremmo il ‘game’) “si annida un pericolo ancora più grosso: ossia una nuova forma, centuplicata, d’evasione, di pretestualità […] Nel lunik (il Programma Lunik, la missione spaziale senza equipaggio organizzata dall’Unione Sovietica, ndr) si sovrappongono e coincidono il pericolo spersonalizzante della tecnica e quello pseudo-umanistico della fantasia evasiva […] Questo è il primo grande apporto fenomenologico e ideologico del lunik: l’improvviso spostamento di angolo visuale che si impone. La società terrestre non è evidente matura”. La profezia non si è avverata con il lunik, ma 30 anni dopo con il web.
La questione sociale dunque cambia il punto di vista. Pasolini allora scriveva sempre in merito al progredire tecnologico e tecnocratico: “Tutta la società terrestre vive così dislocata, incomunicante (confrontatate un industriale newyorchese e un negro dell’Uganda): tirando avanti faticosamente verso una ipotetica, impensabile, unità”. Oggi il game proclama l’abbattimento di ogni tipo di barriera (in Africa il wi-fi va che è un piacere), eppure una nuova imperialistica distanza si impone: quella dalla realtà.