In origine era Maria Montessori. E’ sua, infatti, l’idea della mystery box. Quando ancora il mondo era soltanto analogico. Si tratta di una scatola chiusa con uno o due fori. Il bambino vi infila le mani per toccare il contenuto all’interno. Questo esercizio affina la percezione sensoriale, aiutando il pargolo nel suo percorso di conoscenza del mondo.
Poi la realtà si è digitalizzata. E così in questa nuova era atropologica, anche la mystery box si è adeguata al flusso. Diventando essa stessa fluida. Assumendo cioè una nuova identità liquida. Integrandosi quindi, perfettamente, nell’indistinto mondo del web. La mystery box oggi è la punta dell’iceberg di un nuovo modello di business, quello dell’unboxing (con implicazioni al limite della legalità e dove il fake è sempre dietro l’angolo).
Il fenomeno dell’unboxing è, infatti, così popolare da essere diventato una vera e propria tendenza. Basti pensare al canale americano Unboxing therapy a cui sono iscritte oltre 16 milioni di persone.
Le mystery boxes si presentano sotto forme diverse. Possono essere scatole fisiche consegnate a casa a scadenze fisse, contenenti prodotti di marca a sorpresa, a fronte del pagamento di una quota fissa mensile. Esistono anche nella versione regalo e gift card. Di fatto alimentano una vera e propria box mania che Amazon, eBay, fino allo stellato mondo degli chef sfruttano a piene mani.
Agli esperti di business l’ardua sentenza. C’è tuttavia un aspetto molto importante che dovrebbe far riflettere gli adulti (i genitori in particolare) e farli muovere per cambiare il contesto digitale in cui bambini e ragazzi hanno accesso.
Si tratta del fenomeno dei video mystery box con i quali gli youtuber recensiscono prodotti ludici. A cominciare da quelli destinati ai più piccoli: dallo “scartamento” dell’ovetto Kinder allo “spacchettamento” delle Lol (di cui abbiamo già scritto). Questi video tengono incollati i bambini allo schermo, come drogati, innescando emozioni indotte, assolutamente virtuali, eppure in grado di indurre il bisogno reale dell’acquisto di quel prodotto. La classifica annuale stilata da Forbes sui guadagni dei 10 personaggi più pagati di Youtube, fra giugno 2017 e giugno 2018, vede in testa Ryan, con il suo canale “Ryan ToysReview”, recensore di giocattoli di 7 anni e da 19 milioni di follower.
Mystery box è però anche e soprattutto il fenomeno legato al mondo dei videogiochi i cui rischi per la salute mentale dei nostri figli dovrebbero essere considerati un’emergenza, educativa e sanitaria. Si va dai videogiochi gratuiti con la possibilità di acquistare bonus o potenziamenti (strategia di marketing che consente guadagni maggiori rispetto alla promozione del videogioco a pagamento, come dimostra il caso di Fortnite), agli acquisti online a prezzo fisso di pacchi che possono contenere oggetti di qualuque valore economico (e di solito il valore di ciò che si riceve è minore rispetto a quanto si è speso). Come al Win for Life, insomma, non si vince mai! Ah! Ovviamente la scatola che è digitale non contiene l’oggetto fisico, bensì un codice che permette di riscuotere il “premio”.
Il legame tra questa pratica digitale e ludica con il gioco d’azzardo e il rischio di ludopatia è ormai conclamata, anche se poco pubblicizzata. Legata a filo diretto con il meccanismo di incentivazione di desideri fittizzi e bisogni indotti. Ne parlano diffusamente, spiegandolo meglio di chi dovrebbe farlo per professione – i giornalisti, per esempio – paradossalmente proprio due youtuber: PewDiePie e Alessandro Masala.
Siamo dunque approdati alla versione 4.0 del Gratta&Vinci. Abbiamo permesso che l’adrenalina dello scartamento delle figurine sconfinasse nella meccanica primaria del gioco d’azzardo e della ludopatia generalizzata.
Se scelgo una scatola chiusa, cosa voglio davvero?
Sono così solo davanti allo schermo da sentire il bisogno dell’adrenalina di una sorpresa che non merita la definizione di mistero?
Siamo all’alienazione del desiderio!?
Al deupaperamento del mistero!?
Alla banalità del male digitale.
Non bastano le sanzioni e le nuove regole, come quelle che la Federal Trade Commission ha imposto a Youtube. Serve prima di tutto una vera educazione.
Tutto questo pippone per lanciare la nuova, provocatoria, proposta di Inversamente: Mystery book.
C’è la scatola. In cartone.
C’è il premio. Gratuito.
C’è la suspense. L’oggetto, ossia il libro, viene subito svelato, ma il contenuto, ossia quello che il libro racconta, è il vero mistero.
C’è la recensione, ossia l’unboxing del motivo per cui propongo quel libro.
C’è la challenge, quella con noi stessi e il nostro mondo interiore, perché ogni pagina è una porta aperta sulle molteplici possibilità del sé.
E alla fine possiamo attivare tutte le challenge che vogliamo, rendendo virale il mystery book.