Alla Rete non interessa Ruby

Alla Rete non interessa Ruby

Povera Ruby. Al mondo della rete, in termini di click, interessa molto di più il Grande Fratello. Ma anche altre vicende di cronaca, come Sarah Scazzi, la 15enne uccisa il 26 agosto scorso ad Avetrana. A cercare su Google, notizie della ragazza marocchina che tante grane ha procurato al governo, sono soprattutto gli abitanti delle piccole città. L’interesse verso di lei è inversamente proporzionale alla grandezza dei centri urbani.

Su Google Ruby gode infatti di un interesse molto contenuto rispetto a quello che gli viene tributato dai media tradizionali. Se si interroga Google per conoscere il numero di volte che gli utenti italiani hanno cercato Ruby sul motore di ricerca, si individuano due picchi: il primo va dal 27 ottobre al 7 novembre, quando la storia diventa pubblica, con un punto di massimo venerdì 29 ottobre e una seconda punta martedì 2 novembre. Il secondo inizia giovedì 13 gennaio, quando la procura di Milano ha reso noto di aver indagato Silvio Berlusconi per le ipotesi di reato di «concussione» e di «prostituzione minorile», e tende ad attenuarsi da martedì 1° febbraio, con una picco tra mercoledì 19 gennaio e giovedì 20 gennaio. La ricerca più formulata è «Ruby»; nei due periodi considerati, le stringhe «intercettazioni», «intercettazioni Berlusconi», «intercettazioni Berlusconi Ruby», «Kalispera», «Ruby intercettazioni», «Ruby Kalispera», sfondano il tetto dell’incremento del 5.000%.

Le città che hanno contribuito di più ad alimentare il picco di gennaio sono nell’ordine: Pisa, Genova, Perugia, Nola, Brescia, Ancona, Venezia, Firenze, Padova, Palermo. Se invece si considerano le province, gli utenti provengono da Salerno, Rimini, Pisa, Cagliari, Genova, Alessandria, Trieste, Taranto, Perugia, Ancona. Il quadro cambia di poco se lo si confronta con i dati che riguardano il primo picco, quella di ottobre-novembre 2010. Le province sono quelle di Siena, Trento, Rimini, Salerno, Savona, Modena, Alessandria, Pisa, Genova, Trieste; le città si allineano solo in un ordine di poco differente, con Pisa al primo posto, seguita da Genova, Brescia, Verona, Padova, Firenze, Perugia, Ancona, Bologna, Nola.

Per chi è abituato a leggere le statistiche del pubblico web, questa configurazione di dati suona abbastanza insolita. La consuetudine infatti è quella di rintracciare Milano e Roma come protagoniste del flusso di traffico; seguono di solito Napoli, Torino, Bologna, Firenze – spesso a grande distanza. Nella vicenda Ruby invece le capitali della Rete italiana si segnalano solo per la loro latitanza. Roma, Milano, Napoli e Torino non compaiono mai per quantità di interrogazioni nell’elenco delle prime 10 città, e nemmeno in quello delle prime 10 province. Bologna si lascia trascinare solo dal primo picco di attenzione. Purtroppo i numeri esatti relativi ai volumi di interrogazioni in Google al periodo di gennaio e febbraio non sono ancora disponibili e quindi anche quelli durante le fasi più intense della curiosità nei confronti del “Rubygate”: tuttavia è possibile verificare l’intensità dell’interesse che si è manifestato durante la prima ondata di notizie, nel periodo ottobre-novembre 2010.

La query esatta «Ruby» è stata digitata complessivamente 99.000 volte nel campo di ricerca di Google: 33.000 durante il mese di ottobre, altre 66.000 volte nella “coda lunga” della curiosità residua nel corso del mese di novembre. L’interrogazione «intercettazioni Berlusconi» è stata replicata 6.600 volte nelle diverse combinatorie sintattiche e in unione con altri termini («telefoniche», «Ruby», ecc.) , mentre «Minetti» è stata cercata 4.000 volte. I picchi dei volumi di ricerca nel periodo gennaio-febbraio sono di poco più bassi rispetto a quelli dell’autunno scorso: è legittimo quindi attendersi numeri di poco inferiori. Fa eccezione la keyword «Minetti», che compie un acuto solitario giovedì 27 gennaio, quando viene pubblicata l’intercettazione in cui l’ex igienista mentale parla di Berlusconi dicendo che «è un pezzo di merda… pur di salvare il suo culo flaccido, mi ha rovinato la vita. È un vecchio». Mentre le altre espressioni dell’indiscrezione collettiva si stanno già rassegnando a un tranquillo declino. Salerno, Rimini, Cagliari e Alessandria sono gli epicentri di quest’ultima fiammata di entusiasmo.

All’estero gli scandali italiani sembrano risvegliare poco l’interesse degli internauti. «Ruby» è una keyword che dispone di un suo pubblico affezionato, dal momento che coincide con il nome di un linguaggio di programmazione. Geek, nerds e sviluppatori di tutto il mondo si uniscono in una frequentazione corale delle ricerche su questa tecnologia, il cui nome subisce un sussulto di notorietà dal 14 gennaio soltanto per un caso di incauta omonimia. La keyword «Minetti» invece inaugura un suo percorso di crescita a partire da giovedì 13 gennaio e conquista l’alloro di massimo interesse internazionale giovedì 27 gennaio, in occasione dell’uscita sul Daily News dell’articolo: «Half-British woman at centre of Berlusconi sex allegations calls Italian PM a ‘piece of s***’ who is out to save his ‘flabby a***’». Questa è l’unica escursione internazionale per il consigliere della Regione Lombardia, che poi torna ad essere incensata solo dalle testate italiane fino alla recente intervista su Cnn.

La questione forse più rilevante è che comunque, né durante la fase autunnale, né durante quella invernale di gennaio-febbraio, il volume delle ricerche che investono lo scandalo del Rubygate riescono a raggiungere la top ten dei temi più cercati su Google, o la classifica delle 10 keyword con il maggiore tasso di crescita. Nel periodo tra ottobre e novembre 2010 gli italiani cercavano come di consueto «Facebook», «Youtube», «Libero», «Streaming», ed erano preoccupati di «Sarah Scazzi», del «Grande fratello», di «Chatroulette» (un servizio di videochat “al buio” con altri utenti estratti a caso dal software in rete), di «cotto e mangiato»; tra gennaio e febbraio 2011 le inquietudini si sono rivolte ad uno dei soliti contenuti virali (assurdi) della Rete come «Na pohybel janas» (una cantante indonesiana molto famosa presso i connazionali in patria e all’estero), a «San Valentino», a «Checco Zalone», al «Calcio mercato», a «Uomini e donne», poi al «Grande fratello 11», ad «amici», e di nuovo al «Grande fratello».

Per farsi un’idea dei volumi di interesse che guadagnano queste keyword, si consideri che il Grande Fratello è stato cercato in media 673.000 volte in media al mese nel corso del 2010. Calciomercato conquista 3.350.000 richieste al mese. Forse gli italiani non sanno apprezzare le novità con cui la cronaca cerca di sollevarli dalla noia delle loro abitudini – e quindi continuano a preferire i riti annuali come San Valentino, il Grande Fratello, confortanti come le quattro stagioni. In ogni caso, l’interesse per le vicende di Ruby si sviluppa lontano dai centri focali del traffico Internet: Milano e Roma registrano volumi di interrogazioni pari a 2/3 di quelle di Pisa. Sulla query «Ruby» da Pisa e provincia sono arrivate poco più di 4.900 ricerca nel periodo ottobre-novembre; da Salerno quasi 4.500; da Milano non si arriva a 3.330 – una quota di poco superiore a quella di Roma. Se Ruby ha potuto accedere ai palazzi del potere, le sono rimaste comunque precluse le piazze più affollate della Rete.

*Epistemologo e fondatore di Pquod.

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