Fukushima brucia, ma la Bank of Japan miracola la Borsa

Fukushima brucia, ma la Bank of Japan miracola la Borsa

Dopo il martedì nero, il rimbalzo. La Borsa di Tokyo chiude la sua giornata con un significativo rialzo, non sufficiente tuttavia a tornare sopra la quota di venerdì scorso. L’indice Nikkei 225 ha guadagnato il 5,68%, mentre il Topix il 6,64. Il primo listino nipponico è quindi tornato sopra la soglia psicologica dei 9.000 punti. Merito soprattutto della banca centrale, che dal terremoto di venerdì scorso a oggi ha fornito liquidità ai mercati finanziari per oltre 687 miliardi di dollari. Nonostante ciò, rimane elevata l’apprensione degli investitori per la crisi nucleare di Fukushima, specie dopo il nuovo incendio che è divampato nel reattore n4.

Le iniezioni di liquidità della Bank of Japan sono servite. In molti si aspettavano un’altra giornata pesante per la piazza nipponica, ma così non è stato. Dopo aver perso fino al 14,5% nella giornata di martedì, salvo poi ripiegare a -10,55% grazie all’intervento della banca centrale, per il Nikkei c’era molta attesa.

Tre sono stati i settori trainanti: chimico, bancario e automobilistico. Toyota ha guadagnato il 9,1%, mentre Nissan è salita del 6,2% e Honda del 3,9%. Dopo lo tsunami di venerdì scorso, che ha devastato l’arcipelago, era attesa una risposta importante dei costruttori di vetture e questa è arrivata: la produzione riprenderà. Tanto è bastato per far schizzare in alto i titoli dei tre big dell’automotive. Non deve nemmeno colpire che l’intero paniere dei chimici sia stato in positivo. La situazione della centrale nucleare di Fukushima sembra aggravarsi di ora in ora ed è chiaro che sarà necessario correre ai ripari con qualsiasi mezzo a disposizione del Kantei, il Governo giapponese. Resta ancora sospeso il titolo di Tokio Electric Power Co. (Tepco), la società che ha in gestione l’impianto nucleare a rischio.

Il merito del rimbalzo di oggi va riconosciuto alla Bank of Japan. Il governatore Masaaki Shirakawa aveva garantito pieno sostegno ai mercati finanziari e così è stato. La banca centrale ha iniettato circa 13,8 mila miliardi di yen, 170 miliardi di dollari, sulle piazze devastate dal terremoto, dallo tsunami e dall’angoscia nucleare. “Non possiamo permetterci di restare fermi. Le misure straordinarie vanno compiute nei momenti straordinari. Questo è uno di quelli”, ha detto il governatore prima di dare il via alla nuova offerta di liquidità per calmierare il panico degli investitori. Il conto delle erogazioni della Bank of Japan raggiungono così quota 55,6mila miliardi di yen, 687 miliardi di dollari.

Eppure, i pericoli di un nuovo crollo erano elevati. Nella notte italiana, il giorno giapponese, si susseguivano le notizie drammatiche della situazione del quarto reattore di Fukushima Daiichi. Tepco ha comunicato che sono state trovate crepe nel rivestimento del reattore e ha dovuto allontanare i propri operatori temporaneamente perché il livello di radiazioni era arrivato a picchi mai sfiorati nei giorni precedenti. Poi, l’incendio. Il quarto livello era in preda alle fiamme e si era reso inaccessibile per via delle intense fughe radioattive presenti. Solo verso la chiusura di Tokyo, l’evoluzione positiva: Tepco ha comunicato di aver ripreso il controllo del reattore n4 di Fukushima. Tanto è bastato per infondere un pizzico di fiducia negli investitori per un piccolo rally finale.

A far ribassare i titoli della piazza nipponica non c’è riuscito nemmeno il downgrade del rating sovrano del Portogallo, compiuto da Moody’s nella notte. L’agenzia newyorkese ha infatti declassato il debito lusitano ad A3 da A1, con outlook negativo. Pesano le incertezze sul consolidamento fiscale, ma ha inciso anche il balletto del Governo portoghese su un possibile pacchetto di aiuti erogato dal fondo europeo per la stabilizzazione finanziaria (Efsf).

Ora l’attesa è per le piazze europee. I broker vedono bene il Ftse 100, il principale indice londinese, mentre è possibile che il tedesco Dax 30 possa essere spinto al ribasso dai titoli energetici, E.on e Rwe su tutti. Il tutto in attesa di Wall Street, dove il titolo sotto osservazione resta sempre General Electric, il colosso statunitense che ha prodotto il sistema di contenimento di alcuni reattori di Fukushima. Con la speranza che non si danneggino.

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