E’ bastato che il partito democratico alzasse il tiro, proponendo un’alleanza larga dal terzo polo alla sinistra radicale, che ponesse dei paletti per le sorti del governo regionale, e quindi dello stesso governatore siciliano. E’ bastato tutto questo: a far svoltare a sinistra Raffaele Lombardo.
Sì, proprio lui, l’ex democristiano, figlioccio di Calogero Mannino, quello che alle regionali del 2008 umiliò la capogruppo al Senato del Pd, Anna Finocchiaro, lasciando le briciole alla stessa, che si fermò al 27%. Raffaele Lombardo, nel primo weekend d’estate, ha convocato i militanti e gli amministratori dell’Mpa, gli amici “alleati”, per una due giorni catanese che aveva tanto il sapore di una “svolta” e che avrebbe dovuto essere “la naturale evoluzione del Mpa” in quel fantomatico partito del Sud, che da più parti viene evocato. Insomma avrebbe dovuto essere una Pontida in salsa sudista.
Ma alla fine della due giorni possiamo dire che del partito del sud non c’è alcuna traccia, ma la “svolta” c’è stata. Dal Palaghiaccio di Catania, presenti all’incirca quattromila militanti, Raffaele Lombardo tende la mano ai dem e riceve una marea di applausi da una platea che fino a qualche tempo fa non avrebbe mai immaginato e digerito la svolta a sinistra. Addirittura quando Francesco Musotto, intervenuto poco prima del governatore, chiede all’amico Gianfranco Micciché, leader del partito “arancione”, che una settimana fa alla Camera ha abbandonato il gruppo del Pdl per approdare al misto, di lasciare il Cav la platea risponde con qualche fischio. Il lungo intervento del leader autonomista, durato più di un’ora, ha passato in rassegna i grandi temi che attanagliano le vicende politiche siciliane.
Dal rapporto dell’ultimo anno con il Pd, con il quale “sono pronto a discutere su tutto”, all’alleanza larga dal terzo polo all’Idv proposta dalla direzione regionale dem domenica scorsa, sulla quale il leader autonomista si mostra scettico ma si potrebbe “pure provare a dialogare con chi ci aggredisce ogni giorno”. In sostanza, fermo restando il ruolo “centrale” del TerzoPolo, il rapporto con il Pd è solido, e “l’obiettivo è che si costituisca un cartello che vada unito alle elezioni”, chiosa Lombardo. Il Pd, per bocca del capogruppo Antonello Cracolici, valuta positiva l’analisi di Lombardo perché “non c’è dubbio che il processo politico in questo Paese va nella direzione di costruire una alleanza larga quindi occorre pazienza anche perché le tante parole che si usano oggi, domani si scoprirà che saranno solo lontani ricordi. Con pazienza risolveremo i problemi”.
Ma la due giorni ha portato un altro frutto inaspettato: l’elogio di Calogero Mannino al suo figlioccio Raffaele. Mannino non ha escluso future alleanze con il movimento lombardiano, e quindi con il terzo polo, d’altronde già da qualche mese ha rotto con Saverio Romano, lasciando il Pid e creando il movimento “Iniziativa Popolare”, collocatosi al misto a Montecitorio. Così Raffaele Lombardo esce ancor più forte, e si prepara al prossimo rimpasto, che non avverrà prima dell’estate, ma, secondo alcuni fonti interne, in autunno. D’altronde la due giorni appena conclusasi, è una delle tappe di accompagnamento al prossimo congresso nazionale dell’Mpa, che si terrà in dicembre in quel di Roma. Intanto da oggi fino a dicembre l’Mpa continuerà a muoversi nel recinto del terzo polo, e stando ad un esponente dell’innercicle lombardiano che ha parlato con Linkiesta, l’Mpa presto potrebbe federarsi con l’Api guidata da Francesco Rutelli e presentarsi sotto la stessa sigla, sempre all’interno del terzo polo, alle politiche del 2013. Un altro piccolo passo che avvicinerà ancor più Lombardo alla sinistra.