NEW YORK CITY – Sessanta giorni e poi sette prigioni localizzate nello Stato di New York chiuderanno i battenti consentendo così un risparmio alle casse del governo di 72 milioni di dollari per quest’anno e di 112 milioni per il prossimo. Lo ha annunciato Andrew Cuomo a sigillo delle ultime settimane di grande attività politica in quel di Albany, capitale dello Stato e sede del Governo locale. La decisione, presa prima di tutto per risparmiare denaro, è stata resa possibile da una diminuzione sensibile della popolazione carceraria che, dal 1999 ad oggi, è passata dalle 72 mila alle 56mila unità. I detenuti ancora presenti nelle strutture in via di dismissione saranno trasferiti in altre strutture, sempre all’interno dello Stato. «Il sistema carcerario statale – ha detto il governatore, annunciando il provvedimento – è diventato via via troppo inefficiente e costoso rispetto a quelle che sono le necessità per garantire la sicurezza ai cittadini». Fra gli istituti penali in lista per la chiusura non ne compare nessuno di “massima sicurezza”.
Il “taglio” sulle carceri approvato da Cuomo è il più significativo, nel suo genere, nella storia dello Stato e, se consideriamo che esso arriva a una sola settimana di distanza dalla firma della legge che autorizza i matrimoni omosessuali, non ci si stupisce di fronte a quell’indice di popolarità del 64% che si mantiene stabile, facendo del governatore una delle figure politiche più in vista, al momento, del paese. Non stupisce, quindi, nemmeno il fatto che, sebbene il 2016 sembri una data lontanissima, molti osservatori abbiano già cominciato a fare il nome di Cuomo come quello del post Obama, il candidato democratico per la corsa alla presidenza. Ciò che rende la figura di Cuomo particolarmente “forte” è il fatto che “l’apprezzamento” nei suoi riguardi arriva anche da parte degli elettori repubblicani e cattolici; questi ultimi, peraltro, non hanno cambiato parere nemmeno dopo l’approvazione dei matrimoni gay, da loro fortemente avversati.
Chi non è per niente sorpresa di tanto successo è Matilda Cuomo, mamma di Andrew, che dice che «lui resterà sempre il suo piccolino ma che nonostante ciò è uno che quando si mette una cosa in testa, poi la realizza». Nel corso di un’intervista a un giornale locale, la signora Cuomo ha raccontato della mania del “piccolo Andrew” di riparare tutto ciò che in casa si rompeva. Con una predilezione per le lavatrici. In particolare, pare che ne abbia aggiustata una, data ormai per spacciata, dopo averci lavorato, “segretamente”, nel basement dell’abitazione di famiglia, nel Queens. Lontano da occhi indiscreti, Andrew aveva smontato l’elettrodomestico in singoli pezzi, sparsi sul pavimento, per poi rimontarli seguendo le istruzioni. La lavatrice tornò in vita tanto da essere venduta, ancora funzionante, insieme alla casa, quando la famiglia si trasferì a Manhattan.
La signora Matilda, per non far dimenticare le origini italiane, ci tiene alle buone regole della cucina tanto da aver “tirato le orecchie” persino alla compagna di Andrew, Sandra Lee, volto di Food Network, perché «una vera lasagna non viene preparata con il formaggio dietetico».
Quella Cuomo, lasagne a parte, è una delle famiglie italo americane che hanno realizzato in pieno il “sogno americano”. I nonni di Andrew, Andrea e Immacolata, genitori dell’ex governatore dello Stato, Mario, arrivavano rispettivamente da Nocera Inferiore e da Tramonti (entrambe in provincia di Salerno) e si stabilirono a Jamaica, nel Queens, dove aprirono un negozio. Mario Cuomo, noto per le sue posizioni liberali, è stato governatore dello Stato di New York per tre mandati, dal 1982 al 1994, quando fu sconfitto dal repubblicano George Pataki, soprattutto perché la sua forte opposizione alla pena di morte fornì un grande vantaggio ai repubblicani che sfruttarono l’onda emotiva seguita alla liberazione del pluriomicida Arthur Shawcross.
Cuomo era così avverso alla pena capitale che, anche negli anni 80 e 90, in cui il crimine la faceva da padrone nello stato, aveva messo il suo veto all’approvazione di leggi per reintrodurla. Nonostante il suo background fortemente cattolico, Mario Cuomo è stato anche un grande paladino della tutela dell’aborto. Non stupisce, dunque, che Andrew si sia distinto subito in una battaglia di civiltà come quella per il diritto dei gay al matrimonio. Il governatore, padre di tre ragazze, è stato sposato per tredici anni con Kerry Kennedy, figlia di Robert Kennedy, da sempre impegnata in importanti battaglie per i diritti umani e per la pace.
La famiglia Cuomo, però non vive solo ed esclusivamente di politica. Anche gli altri due figli di Mario e Matilda sono spesso e volentieri sulle copertine dei giornali, sebbene per ragioni diverse. Christopher, ad esempio, è uno dei mezzibusti più noti d’America, attualmente co-conduttore del popolare programma di approfondimento politico della ABC 20/20. Nel 1997, il settimanale People inserì Christopher nella lista dei 50 uomini più sexy d’America. Red carpet e luci della ribalta anche per Maria Cuomo, la femmina di casa, sposata con il celebre stilista Kenneth Cole.
Insomma, seppure il 2016 sia abbastanza lontano per qualsiasi previsione, sembra che i Cuomo, a Pennsylvania Avenue, non ci starebbero affatto male. L’unico timore potrebbe essere per gli chef, il giorno in cui la signora Matilde dovesse decidere di mostrare una volta per tutte come si prepara una vera lasagna campana.