NEW YORK CITY – Borders, la catena di librerie famosissima in tutti gli Stati Uniti e seconda solo a Barnes&Noble, chiuderà i battenti il prossimo 31 luglio, dopo aver ufficialmente annunciato la bancarotta. Per chi ha vissuto abbastanza a New York o in un’altra città americana, Borders è un luogo dell’anima: il salotto letterario dove rifugiarsi dal freddo invernale o dall’afa estiva, per gustare un caffè e, intanto, “ubriacarsi” di libri, riviste, pubblicazioni di ogni genere.
Per quaranta anni, Borders ha rappresentato un luogo di incontro, un posto per studiare o, semplicemente, l’ultima oasi per trovare il regalo di Natale più originale e personale. A Manhattan, in particolare, la sede proprio di fianco al Madison Square Garden e a due passi da Penn Station, luogo di interscambio per i pendolari in arrivo da Long Islands e da altre centinaia di destinazioni, è stata per tanto tempo un piacevole spazio di attesa, di rifugio, magari di incontri segreti fra amanti in perfetto stile Robert De Niro e Meryl Streep nel film “Innamorarsi”, quando ancora i libri erano solo di carta e la Depressione era solo un lontano ricordo.
Negli ultimi anni, purtroppo, le vendite hanno cominciato a subire cali sempre più consistenti, attribuibili prima di tutto al rapido e inarrestabile successo degli Ebook e poi, sicuramente, anche alla crisi economica che ha lasciato i portafogli troppo spesso vuoti per le spese “voluttuarie”. Così il miliardo e otto di introiti è stato superato, lo scorso dicembre, da un centinaio di milioni di debiti, costringendo il consiglio di amministrazione a decidere per la chiusura di circa 200 punti vendita nel tentativo di salvare la compagnia. Una manovra estrema che però non ha portato i risultati sperati, lasciando come unica via d’uscita la compilazione dei documenti per il cosiddetto “Capitolo 11”, praticamente, la bancarotta.
Sebbene qualcosa fosse nell’aria, l’annuncio, fatto ufficialmente da Mike Edwards con una lettera diffusa anche via mail, è arrivato non senza sorpresa e suscitando, per certo, grande malinconia da parte di tutti gli appassionati di lettura. In maniera semplice e chiara, e forse per questo ancora più triste, Edwards ha spiegato le ragioni che hanno portato la compagnia alla bancarotta nonostante i tentativi per salvarla. «Per decenni – si legge nella lettera – i negozi Borders sono stati destinazioni privilegiate all’interno di quartieri dove le persone si recavano alla ricerca della conoscenza, del divertimento e dell’ispirazione in connessione con persone con le quali condividevano gli stessi interessi».
In quest’ultima settimana, i vari punti vendita offriranno sconti fino al 40% su tutta la merce, un vero e proprio “ultimo” regalo per i tantissimi amanti della lettura che potranno fare scorte di libri e oggettistica di vario genere. La chiusura riguarderà 259 Superstores, 114 Border Express e 26 negozi situati all’interno di aeroporti. Un numero limitato di punti vendita, dopo l’eliminazione della merce in magazzino, potrebbe, comunque, rimanere aperto con il nome Books-A-Million, lo stesso della compagnia che sta cercando di rilevare i contratti di affitto.
Il fallimento della compagnia, per la sua portata, si inserisce nella storia dei grandi crack del paese in cui primeggiano quello della banca d’affari Lehman Brothers nel 2008 che fallì nonostante un patrimonio di 638 miliardi di dollari e quello della Enron nel 2001 che colse tutti di sorpresa. La Enron, compagnia di energia, per ben sei anni consecutivi era stata indicata da Fortune Magazine come la “compagnia più innovativa d’America” e il suo fallimento, seguito a una manovra illegale con la quale si nascose parte del debito agli azionisti, fu seguito dall’arresto di molti top manager, incluso il fondatore Kenneth Lay.