Ora anche Tremonti sa cosa vuol dire sfidare Berlusconi

Ora anche Tremonti sa cosa vuol dire sfidare Berlusconi

E così, alla fine di giorni convulsi e tesissimi, arriva la resa dei conti. Giulio Tremonti, l’ultimo in ordine di tempo a sfidare davvero e con buone probabilità di successo la leadership di Silvio Berlusconi, sbatte contro un’inchiesta – quella della P4 aperta a Napoli da Woodcock – e rischia di farsi molto male. Poche ore fa iniziano a circolare “carte inedite” che presto arrivano in tutte le redazioni. Marco Milanese, suo fedelissimo luogotenente e parlamentare del Pdl, viene raggiunto in mattinata da un mandato di arresto, dopo un’inchiesta che lo aveva già più volte toccato. Nel pomeriggio, si apprende che – stando all’inchiesta – Milanese pagava un elevato contratto di affitto per la casa in cui vivrebbe il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Un’eventualità, dato il lungo e perdurante successo economico di un professionista come Tremonti, che sembra del tutto incredibile razionalmente.

Quali profili di illecito questo contratto di affitto nasconda resta ovviamente tutto da verificare. Vale per l’affitto, e vale per i lavori di ristrutturazione che Milanese non avrebbe mai pagato alla società che li ha effettuati. Vedremo. Ma non è difficile mettere in fila i fatti in seguito ai quali si arriva alle rivelazioni di questo momento. Tremonti esce da settimane davvero dure sulla manovra finanziaria. Ha contrattato, naturalmente al ribasso, i termini minimi per una manovra dalle cifre enormi e dalle scelte strategiche scarse. Questo capita quando non si può scontentare una coalizione che va da Tosi a Scilipoti. 

Giusto oggi è stato “sbugiardato” da Berlusconi su un punto centrale: il ministro dell’Economia, a detta del premier, sapeva eccome della tanto discussa – e oggettivamente indifendibile – norma salva-Fininvest infilata in manovra e poi ritirata. Nella giornata in cui sussurrava quel che pensa di Brunetta con un po’ di sicumera di troppo, dunque, ben altri attacchi sono dunque arrivati addosso a Giulio Tremonti. Berlusconi sulla finanziaria e poi, a stretto giro, l’indagine sulla casa pagatagli da Milanese.

Sarà la magistratura ad accertare se e quali responsabilità ci sono. Certo, sconcerta il timing di queste rivelazioni, da un lato, e il loro contenuto, dall’altro. Perché un ministro – un altro – si faceva pagare la casa, se davvero se la faceva pagare? Perché – a monte – si è avvalso per anni del lavoro di Marco Milanese sul quale – in queste settimane – abbiamo appreso dettagli davvero poco rassicuranti? Perché – ed è forse la domanda che ci sta più a cuore – veniamo ad apprendere tutto questo solo ora, mentre avremmo dovuto pretendere di vedere tutto questo con chiarezza molto molto prima?

Fino a un’ora fa, nonostante tutto, lo senario a noi era parso abbastanza chiaro: Berlusconi in evidente declino, Tremonti in prima fila per il “dopo” e, in ogni caso e nonostante mille mancanze da noi più volte evidenziate, unico garante dei conti italiani agli occhi dell’Europa. Adesso cambia tutto, si concretizzano le “profezie” arrivate in piazza sul sito Dagospia, e a dettare l’agenda, ancora una volta, è un’inchiesta della magistratura. Un’inchiesta su cui attendiamo di vedere chiaro e soprattutto di vedere una parola ferma e definitiva in una sentenza. Sarebbe sempre doveroso, ma in questo caso lo è anche di più. Nei confronti di un paese che rischia lo sfascio dei conti e per cui la crescita è un ricordo ormai sbiadito. Sarà bene non dimenticarsene, in questi giorni di fine Impero e di faide tra ex sodali: “Responsabilità” è un concetto serio. Preesiste a Scilipoti e compagni e, se dio vuole, gli sopravviverà.

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