Van Jones, il sogno americano di Obama per battere i Tea Party

Van Jones, il sogno americano di Obama per battere i Tea Party

NEW YORK – Quando nel settembre del 2009 Van Jones, consigliere alla Casa Bianca per l’ambiente, decise di dimettersi, fu chiaro a molti che la campagna elettorale era già iniziata e che i Tea Party avevano un solo obiettivo, smantellare, pezzo per pezzo, la presidenza di Barack Obama. Anthony K. “Van” Jones, infatti, l’uomo “verde” del presidente, era sicuramente un nome di peso nell’ambito dei diritti umani e dell’ambiente, con un curriculum di prim’ordine e un’esperienza importante come quella della ong da lui creata, “Green for All”, il cui obiettivo era specificamente quello di “costruire una economia “verde” abbastanza forte da sollevare le persone dalla loro povertà”. Nel 2008, il suo primo libro, The Green collar economy, aveva fatto registrare un grande successo di vendita, restando per settimane in classifica fra i best seller del New York Times e facendogli guadagnare il titolo del Time magazine, come “Eroe dell’Ambiente”.

Van Jones, insomma, sembrava essere l’uomo perfetto nel posto giusto. Troppo perfetto per Glenn Beck, il conduttore radiofonico, “voce” dei Tea Party più estremisti, che, proprio in quel periodo, aveva lanciato la sua sfida per scovare i “comunisti antiamericani” annidati all’interno dell’amministrazione. A Van Jones furono attribuite, dunque, simpatie “di sinistra” per essere stato uno dei firmatari, all’indomani dell’11 settembre, di una petizione per chiedere una commissione di inchiesta sugli attentati (911Truth.org) e per aver, negli anni ’90, avuto contatti con un’organizzazione marxista. Senza l’appoggio dell’ala conservatrice dei democratici, Van Jones, fra il disappunto di molti e il tripudio di Glenn Beck, si dimise, scomparendo dalla scena politica.

Almeno fino a qualche settimana fa, quando, facendo ricordare l’Obama della campagna elettorale, si e’ ripresentato in gran forma e con un progetto in perfetto stile americano, “Ricostruiamo il sogno”, sostenuto da un gruppo chiamato appunto “American Dream Movement”. Il target al quale si rivolge Van Jones è quello composto dall’americano della classe media che, negli ultimi mesi, è diventato “silente” lasciando che la voce del Tea Party diventasse ancora più fragorosa. Il movimento fondato dal “verde” afro americano, infatti, è già stato definito come la risposta liberale all’ala destra del GOP che, soprattutto in questi giorni, a seguito della devastante negoziazione per l’accordo sul debito pubblico, è indicata come quella che ha dato scacco matto a tutti, piegando il Congresso ai suoi voleri.

“Circa il 60/70% della popolazione – dice Van Jones presentando il progetto – è d’accordo sul fatto che il lavoro sia un tema molto più importante del rischio paventato di default. Il 60/70% della popolazione e’ assolutamente convinto che bisognerebbe alzare le tasse ai piu’ ricchi in una crisi come questa. Questi americani non si sentono rappresentati”. Negli ultimi mesi, secondo Jones, gli americani sono stati “bombardati” con bugie intollerabili come quella che il paese sia “broken”, sull’orlo della bancarotta reale, o che chiedere qualche sacrificio in piu’ ai ricchi sia contrario allo spirito americano.

“Coloro che hanno successo in questo paese – spiega Van Jones – da bravi patrioti, devono essere contenti di restituire parte delle proprie ricchezze per il bene del Paese. Ovviamente se gli affari girano bene. Non certo se girano male”. Il programma del movimento si basa essenzialmente su tre punti fondamentali: alzare le tasse ai benestanti riportandole ai livelli dell’era Clinton; smettere in maniera responsabile le guerre in Afghanistan e Iraq e investire in infrastrutture pubbliche per combattere la disoccupazione”. Nel solo mese di luglio, cioè il primo dalla sua fondazione, il movimento ha raccolto 127mila adesioni e sta sviluppando una rete territoriale il piu’ possibile strutturata e capillare. “Quando i Tea Party hanno lanciato il loro movimento – dice Van Jones, per sottolineare la serieta’ e le potenzialita’ di “Rebuild the dream” – hanno organizzato 800 incontri, noi esattamente il doppio, 1600 e molti piu’ ne verranno nelle prossime settimane”. Senza una TV in casa dal 1990 e con ritmi di tre /quattro ore di sonno per notte. Van Jones, non sembra proprio spaventato dall’intensità dei prossimi mesi. “Noi dobbiamo recuperare e realizzare la parte migliore del sogno americano e possiamo farlo: noi siamo Ameri-CANs e non Ameri-CAN’T”.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter