PESARO – “Andiamo d’accordo su tutto”. Lo dicono insieme, Luigi De Magistris e Ignazio Marino, e non sembra un problema per nessuno dei due. E in effetti, mentre parlano, le convergenze non si contano e sono tutte pesanti: dal raferendum elettorale alla questione morale, dal rinnovo della classi dirigenti del centrosinistra alla critica piuttosto aperta a chi comanda oggi nella coalizione, i due conscordano un po’ su tutto.
La temeperatura sale piano piano, e si fa caldissima quando si arriva al non-detto di tutta questa festa democratica: questione morale, Filippo Penati, accusa di corruzione e concussione a quello che – fino a qualche mese fa – era il capo della segreteria politica del segretario Pierluigi Bersani.
È a quel punto che De Magistris molla gli ormeggi e parla da De Magistris: avendo capito che di fronte, un tendone e una piazza riempitosi solo perchè c’era lui, non mancheranno di applaudire, con vero trasporto. E così, chiede di poter precisare il contenuto dell’intervista in cui aveva detto che “Bersani non poteva non sapere”. E precisando conferma: “Un leader politico, oggi, ha tutti i mezzi per sapere. Non può non conoscere la differenza tra Ignazio Marino e Filippo Penati”. Sono applausi, scroscanti. Ne ha anche per il suo, di partito e di leader: “Di Pietro non poteva non sapere chi era Sergio De Gregorio. Non serviva un’istruttoria politica, bastava chiedere al fruttivendolo e al giornalaio chi era, e loro gliel’avrebbero detto”.
Marini fa bene la spalla e punzecchia Bersani. Chiede che sia rispettato lo statuto nel punto in cui prevede che chi è stato tre legislature in parlamento non possa essere ricandidato, e al giornalista Tommaso Labate che gli chiede se, quindi, anche D’Alema e Veltroni non si devono ricandidare, risponde: “No, ovviamente vale anche per loro”. E anche lui si prende i suoi applausi
Sul referendum elettorale, entrambi non sembrano avere esitazioni. Va firmato e sostenuto, “serve qualunque mezzo per abbattere il Procellum”, tuona Marino, e De Magistris appoggia la mozione.
L’arrivo a Pesaro, peraltro, Magistris l’aveva preparato fin dalla mattina. Bastava andare sul suo blog di buon mattino, per leggere un invito ai partiti a farsi da parte – “un passo indietro” – per lasciare che ci fosse spazio per i cittadini – chiamati ad avanzare prendendo il vuoto lasciato dai partiti. E certo non per caso, proprio oggi, il sindaco che ha bastonato il Pd al primo turno delle amministrative, per poi vincere facile contro il Pdl e il suo candidato lettieri, ha deciso di mettere una famosa foto di Enrico Berlinguer, abbracciato da delle cuoce di una Festa dell’Unità a commento del suo articolo.
Un articolo in cui, naturalmente, la protagonista esplicita è la questione morale che attraversa (anche) il Pd. Perchè c’è bisogno e voglia di partecipazione e di politica, dice il sindaco di Napoli, ed è un “bisogno che rappresenta quanto di più distante ci possa essere dal disinteresse politico generale, che pure nasce dal senso di disaffezione e sfiducia alimentati dalle notizie relative alla nuova P2, alla scoperta di sistemi di finanziamento illecito dei partiti per mezzo di corruzione o concussione, al venire a galla di un intreccio bipartisan di affarismo e clientele scandito dalla spartizione opaca di appalti, consulenze, poltrone”.
Oggi a Pesaro, proprio su quella piattaforma, ha strappato applausi in casa altrui, battendo proprio sui tasti che lì fanno più fanno male. Poco prima che De Magistris e Marino arrivassero qua, peraltro, dal lago di Como, Enrico Letta candidava il banchiere Alessandro Profumo, fresco di disponibilità alla politica. Per un De Magistris che parla alla pancia di elettori delusi e indignati, probabilmente, anche questa è una buona notizia.